mercoledì 23 marzo 2016

La villa

La cittadina andava via via scomparendo, ai lati della strada le villette avevano preso il posto degli alti palazzoni. I giardini incolti e abbandonati erano sopravvissuti alle esalazioni nocive della grande raffineria e ora avevano invaso quello che un tempo era stato il territorio di selciati ben curati e aiuole elaborate. I muri, per lo più scrostati, erano ingombri di rampicanti che in alcuni punti avevano fatto breccia sui muri di legno e gesso.
Khellendrox decise di rallentare la velocità dell'hammer, premette un pulsante sul volante e la mappa si allargò sul parabrezza, un punto rosso lampeggiava velocemente mentre un altro di colore giallo appena un po' più piccolo, lampeggiava a sua volta con una frequenza diversa, i due punti erano molto vicini e quasi erano sul punto di sovrapporsi. Il nano premette nuovamente il pulsante e la mappa scomparve davanti ai suoi occhi, si guardò attorno e vide l'alta siepe che circondava la villa. Fermò l'auto e scese, davanti a lui un cancello in ferro delimitava l'ingresso alla villa.
Il cancello era arrugginito e spalancato, un po' inclinato, spingendolo non si sarebbe certo mosso visto che era gli angoli inferiori erano piantati saldamente nel terreno erboso, portò la mano destra alla pistola appoggiando il palmo al calcio, lo sentì freddo ma rassicurante, guardò davanti a sé e vide la villa.
Era stata teatro, alcuni anni prima, di un efferato omicidio, il padrone, un certo Christof, era stato sorpreso da alcuni manigoldi e dopo essere stato legato e picchiato selvaggiamente, aveva trovato la forza di chiamare la "cavalleria".
La polizia, intervenuta tempestivamente, aveva mandato nella villa i droidi e tra i ladri e le forze dell'ordine era iniziata una sparatoria senza esclusione di colpi. All'alba, dopo quasi cinque ore di combattimenti i sopravvissuti contarono dodici cadaveri a terra, senza contare i droidi.
Successivamente la casa era andata all'asta e l'aveva comprata un ricco giovane industriale in decadenza ma che voleva mantenere le apparenze di ricchezza dissoluta.
Khellendrox scese dall'auto e percorso la metà del viale, guardò la villa, come le case del circondario aveva un aspetto trascurato, le persiane erano tutte chiuse e il portone d'ingresso era stranamente accostato.
Si avvicinò ulteriormente e quando fu prossimo all'ingresso che sembrava chiamarlo a sé, la porta si aprì lasciando intravedere un lungo corridoio illuminato parzialmente da piccole luci che tremolavano.
"Candele o lumini" pensò il nano annullando la distanza che lo separava dalla casa, poi a voce alta esclamò "c'è nessuno?" sperando di ricevere una risposta.
Dall'interno non giunse alcuna voce e quindi Khellendrox dopo un attimo di riflessione decise di oltrepassare la soglia.
Non si era sbagliato, ai lati del corridoio erano appense delle mensole di legno scuro sulle quali a intervalli regolari erano poste dei piccoli ceri che mandavano una luce fioca.
Davanti a lui vide delle scale mente alla sua destra due porte, mentre stava avvicinandosi alla prima porta gli parve di vedere del movimento alla sua sinistra e quindi si girò da quella parte.
Addossate al muro c'erano delle casse dalle quali uscivano dei vestiti spiegazzati, poi alcune botti e infine due enormi bauli, uno dei quali era talmente grande che il nano pensò potesse contenere anche un uomo.
La luce non gli fu sufficiente per vedere ogni dettaglio ma quel movimento doveva essere stato falsato dalla luce dei lumini e quindi tornò a guardare la porta che aveva pensato di aprire in precedenza, stava per appoggiare la mano sulla maniglia per aprirla quando i cardini cigolarono e la porta venne aperta dall'interno.
Khellendrox indietreggiò di un passo tenendo la mano sulla pistola preparandosi ad usarla nel caso in cui fosse uscito un energumeno qualunque, invece, con sua grande sorpresa, dalla stanza uscì una donna giovane, esile vestita di nero.
"Salve" disse con un filo di voce "voi dovete essere Khellendrox" pronunciò il nome del nano senza esitare.
Khellendrox sospirò "vedo che siete in vantaggio" fingendosi rilassato guardò la donna poi chiese cercando un tono gentile a lui poco consono "e voi come vi chiamate?".
"Il mio nome è Lucilla e sono la padrona di casa, cosa vi porta da queste parti?"
"Sono stato incaricato di avvertire il padr..." stava per fare i nome di colui che doveva essere il padrone della villa, ma la presenza di Lucilla ora aveva cambiato le carte in tavola.
"Il padrone" rise Lucilla "è, come dire, ha lasciato a me l'incarico di ricevervi, cosa che fa spesso quando non vuole parlare con nessuno".
"Dovete scusarmi, ma non sapevo avesse altri inquilini".
"E in effetti non eravate tenuto a saperlo" sorrise nuovamente la donna "ma vi prego, entrate" scostandosi dalla porta per permettere al nano di entrare.
Khellendrox lentamente entrò nella stanza e al centro della quale dove solitamente ci doveva essere un tavolo lungo, magari apparecchiato, vi era una bara, il nano sobbalzò dallo stupore "cosa sgnifica?"
"Nulla, signore, nulla, ma vi prego sedetevi, siete il benvenuto caro Khellendrox".

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