La
cittadina andava via via scomparendo, ai lati della strada le villette
avevano preso il posto degli alti palazzoni. I giardini incolti e
abbandonati erano sopravvissuti alle esalazioni nocive della grande
raffineria e ora avevano invaso quello che un tempo era stato il
territorio di selciati ben curati e aiuole elaborate. I muri, per lo più
scrostati, erano ingombri di rampicanti che in alcuni punti avevano fatto breccia sui muri di legno e gesso.
Khellendrox decise di rallentare la velocità dell'hammer, premette un
pulsante sul volante e la mappa si allargò sul parabrezza, un punto
rosso lampeggiava velocemente mentre un altro di colore giallo appena un po' più
piccolo, lampeggiava a sua volta con una frequenza diversa, i due punti
erano molto vicini e quasi erano sul punto di sovrapporsi. Il nano
premette nuovamente il pulsante e la mappa scomparve davanti ai suoi
occhi, si guardò attorno e vide l'alta siepe che circondava la villa.
Fermò l'auto e scese, davanti a lui un cancello in ferro delimitava
l'ingresso alla villa.
Il cancello era arrugginito e spalancato, un
po' inclinato, spingendolo non si sarebbe certo mosso visto che era gli angoli
inferiori erano piantati saldamente nel terreno erboso, portò la mano
destra alla pistola appoggiando il palmo al calcio, lo sentì freddo ma
rassicurante, guardò davanti a sé e vide la villa.
Era stata teatro,
alcuni anni prima, di un efferato omicidio, il padrone, un certo
Christof, era stato sorpreso da alcuni manigoldi e dopo essere stato
legato e picchiato selvaggiamente, aveva trovato la forza di chiamare la
"cavalleria".
La polizia, intervenuta tempestivamente, aveva
mandato nella villa i droidi e tra i ladri e le forze dell'ordine era
iniziata una sparatoria senza esclusione di colpi. All'alba, dopo quasi
cinque ore di combattimenti i sopravvissuti contarono dodici cadaveri a terra, senza contare i droidi.
Successivamente la casa era andata all'asta e l'aveva comprata un ricco giovane industriale in decadenza ma che voleva mantenere le apparenze di ricchezza dissoluta.
Khellendrox scese dall'auto e percorso la metà del viale, guardò la villa, come le case
del circondario aveva un aspetto trascurato, le persiane erano tutte
chiuse e il portone d'ingresso era stranamente accostato.
Si avvicinò
ulteriormente e quando fu prossimo all'ingresso che sembrava chiamarlo a sé, la porta si aprì
lasciando intravedere un lungo corridoio illuminato parzialmente da
piccole luci che tremolavano.
"Candele o lumini" pensò il nano
annullando la distanza che lo separava dalla casa, poi a voce alta esclamò "c'è
nessuno?" sperando di ricevere una risposta.
Dall'interno non giunse alcuna voce e quindi Khellendrox dopo un attimo di riflessione decise di oltrepassare la soglia.
Non si era sbagliato, ai lati del corridoio erano appense delle mensole
di legno scuro sulle quali a intervalli regolari erano poste dei
piccoli ceri che mandavano una luce fioca.
Davanti a lui vide delle
scale mente alla sua destra due porte, mentre stava avvicinandosi alla
prima porta gli parve di vedere del movimento alla sua sinistra e quindi
si girò da quella parte.
Addossate al muro c'erano delle casse
dalle quali uscivano dei vestiti spiegazzati, poi alcune botti e infine
due enormi bauli, uno dei quali era talmente grande che il nano pensò
potesse contenere anche un uomo.
La luce non gli fu sufficiente per
vedere ogni dettaglio ma quel movimento doveva essere stato falsato
dalla luce dei lumini e quindi tornò a guardare la porta che aveva pensato di aprire in precedenza, stava per
appoggiare la mano sulla maniglia per aprirla quando i cardini
cigolarono e la porta venne aperta dall'interno.
Khellendrox
indietreggiò di un passo tenendo la mano sulla pistola preparandosi ad
usarla nel caso in cui fosse uscito un energumeno qualunque, invece, con
sua grande sorpresa, dalla stanza uscì una donna giovane, esile vestita
di nero.
"Salve" disse con un filo di voce "voi dovete essere Khellendrox" pronunciò il nome del nano senza esitare.
Khellendrox sospirò "vedo che siete in vantaggio" fingendosi rilassato guardò la donna poi chiese cercando un tono gentile a lui poco consono "e voi come vi chiamate?".
"Il mio nome è Lucilla e sono la padrona di casa, cosa vi porta da queste parti?"
"Sono stato incaricato di avvertire il padr..." stava per fare i nome
di colui che doveva essere il padrone della villa, ma la presenza di
Lucilla ora aveva cambiato le carte in tavola.
"Il padrone" rise
Lucilla "è, come dire, ha lasciato a me l'incarico di ricevervi, cosa
che fa spesso quando non vuole parlare con nessuno".
"Dovete scusarmi, ma non sapevo avesse altri inquilini".
"E in effetti non eravate tenuto a saperlo" sorrise nuovamente la donna
"ma vi prego, entrate" scostandosi dalla porta per permettere al nano
di entrare.
Khellendrox lentamente entrò nella stanza e al centro
della quale dove solitamente ci doveva essere un tavolo lungo, magari apparecchiato, vi era una
bara, il nano sobbalzò dallo stupore "cosa sgnifica?"
"Nulla, signore, nulla, ma vi prego sedetevi, siete il benvenuto caro Khellendrox".
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