venerdì 21 agosto 2015

La contessa Monik - quinta parte -

Al sorgere del sole il prete e il guerriero abbandonarono il posto di ristoro, se tutto fosse andato secondo i piani avrebbero raggiunto la cittadina al tramonto o forse appena dopo.
La contessa Monik, dopo aver dormito buona parte della notte, si era alzata e aveva camminato, più tranquilla, per le strade deserte del borgo, poi, di soppiatto era entrata in alcune delle case poste in periferia e si era nutrita. Tornò alla fortezza che stava albeggiando, camminando sui bastioni guardò verso la strada maestra e le parve di vedere due puntini che muovevano i loro passi verso di lei. Strinse gli occhi, si concentrò e immediatamente gli apparve nitida la figura del guerriero, lui era nelle sue mani, poteva agire ora e fargli uccidere il prelato, oppure attendere, e farlo muovere come un burattino durante lo scontro che sicuramente l'avrebbe vista impegnata contro il messo dell'Inquisizione.
Al villaggio, soprattutto dopo il pomeriggio precedente, erano in tanti a voler la sua testa, a bloccarli era solo la paura, ma l'arrivo del prete avrebbe ribaltato questa situazione, Monik doveva trovare degli alleati, almeno per tener a bada la furia dei cittadini.
Dopo aver dato un ultimo sguardo alla strada che avrebbe condotto il suo nemico alla sua porta entrò nella torre.
Al riparo dal sole che si faceva sempre più pressante con il passare delle ore, accese nuovamente i mozziconi di candela e con della polvere di gesso disegnò un cerchio con alcune rune esterne, poi vi entrò sedendosi nel mezzo, incrociando le lunge gambe affusolate socchiuse gli occhi e iniziò  a salmodiare una canzone che aveva imparato da piccola.
Gli animali del bosco drizzarono le loro orecchie come se fossero in ascolto di un messaggio, sarebbero stati loro la forza per fermare la cittadinanza, nel caso avesse marciato verso la sua magione.
Giunto mezzogiorno, il prete e il guerriero si fermarono per ristorarsi. "Sei pronto?" chiese l'anziano prelato al giovane guerriero che stava affilando la sua spada.
"Sono sempre pronto, mio signore"
"Hai più fatto quei sogni?"
"Questa notte, ho dormito tutto d'un fiato, la donna misteriosa non è venuta a visitarmi" storcento la bocca, ricordando di averla vista in una fugace apparizione, poco dopo l'alba.
"Ma..." disse il prete intuendo che qualcosa turbava il giovane.
"Ma... l'ho rivista stamane, un sogno ad occhi aperti, o forse dovrei dire un incubo".
"Non dovete temere, opponete resistenza, scacciate quei pensieri, di giorno è meno potente, dovete temerla di notte".
"Lei dovrà temere la mia spada" disse baldanzoso l''uomo agitando la spada davanti a sé con un ottimo gioco di polso.
"Vi rammento di non guardarla mai negli occhi" disse nuovamente il prete cantilenando una frase ripetuta centinaia di volte e non solo al soldato che ora era al suo fianco.
"Sì, ricordo, me lo avete detto almeno una decina di volte. Cosa avranno mai di così speciale i suoi occhi?"
"Tu non capisci, lei non è una donna normale, ha dei poteri, è una strega".
Il guerriero scosse la testa incredulo, "le streghe s..." non terminò la frase, si voltò di scatto verso il limitare del bosco e vide un lupo che li stava osservando. Puntando la spada verso l'animale fece qualche passo lentamente verso di lui. Il lupo rimase immobile, continuando a fissarli, poi quando tra i due erano rimasti poco meno di due metri il lupo ringhiò mostrando i lunghi canini poi alzando il muso ululò al cielo.
Il guerriero accorciò nuovamente le distanze affrettando il passo ma quando stava per colpirlo il lupo scomparve.
Il prete, che era rimasto muto e immobile si alzò raggiungendo la sua fidata guardia del corpo "scommetto che lei lo ha mandato".
Il soldato avanzò verso il bosco, guardò il terreno dove prima era il lupo, smosse l'erba, poi scosse il capo "leggero come una piuma" boffonchiò.
"Non era davanti a noi" gli disse il prete tornando a sedersi vicino al fuoco "lei lo ha mandato per avvertirci".
"Lei, lei, lei. Siete ossessionato da quella donna".
"Ossessionato? Ho il compito di bruciarla. E' potente e pericolosa".
Il soldato, dopo aver dato un'ultima occhiata alla foresta si avvicinò ai cavalli "sarà meglio rimetterci in marcia" poi guardando il cielo "sta per piovere".
I due salirono sui cavalli e ripresero la strada maestra e dopo qualche minuto, come aveva predetto il guerriero iniziò a piovere. Una pioggerellina sottile di quelle che si infiltrano tra gli abiti ed entrano immediatamente tra le ossa irrigidendole e intirizzendo l'animo. (Foto di Marco Elli)

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