giovedì 20 agosto 2015

La contessa Monik - quarta parte -

Quando ormai il sole stava calando, la contessa decise di uscire dalle proprie stanze e scendere al villaggio. In principio pensava di utilizzare una delle sue tante forme animali per poter arrivare prima a destinazione, poi, cambiò idea e decise di andare a piedi.
Il sentiero che dalla fortezza scendeva al paese era piuttosto sconnesso e in alcuni punti era stato cancellato da frane e incuria.
La contessa camminò spedita e raggiunse le prime case. La strada, costeggiava un canale che in quel periodo mostrava molta acqua. Ben presto raggiunse l'intersezione con la via principale. Guardando verso la piazza vide alcuni uomi e donne sostare davanti ad alcune vetrine, probabilmente erano appena usciti da messa e ora aspettavano l'ora di cena per rincasare. Percorse alcuni metri addentrandosi in paese. Vide alcuni girarsi a guardarla, ma nessuno la fermò o le disse nulla, poi sbirciando in un vicolo che si apriva sulla destra vide un uomo camminare fischiettando e si infilò dietro di lui, ridusse la distanza senza far rumore e quando lui, aprì una delle porte che si affacciavano sul borgo ella gli fu subito dietro. La porta dava su un cortile interno, l'uomo accelerò il passo, probabilmente si era accorto della presenza di qualcosa o qualcuno alle sue spalle anche se voltandosi, non aveva visto nessuno. Fece in tempo a salire il primo gradino che probabilmente lo avrebbe portato in casa, che si sentì trattenere e poi portar giù. Si girò e finalmente la vide, le prese le braccia che lo tenevano stretto in una morsa sovrumana e tentò di liberarsi, ma il risultato fu scarso e Monik trascinò in terra la sua preda.
"Non sentirai nulla, promesso" disse la donna in un sussurro avvicinando la bocca al collo di lui.
All'uomo bloccato in terra non restò che assistere inebetito a quella scena che lo riguardava da molto vicino.
Monik lo morse e si nutrì, quando il sangue dalla giugulare iniziò a scorrere più lentamente e in quantità minore si staccò da  lui liberandolo dalla morsa delle sue mani strette sulle sue braccia. Era svenuto e di lì a poco sarebbe morto.
La donna si alzò, percorse nuovamente il vicolo e tornò alla porta, l'aprì di scatto e uscì sul borghetto. Dalla sua bocca, usciva un rivolo di sangue ed ella non si curò affatto di ripulirsi. Non fece il percorso inverso a quello fatto prima, ma prese a camminare nella stessa direzione allontanandosi dalla piazza ed entrando in un altro vicolo delle stesse dimensioni del primo. Una donna stava raccogliendo della frutta che doveva esserle caduta, chinata, dava le spalle alla vampira che non ci pensò due volte, l'aggredì in gran fretta e la morse. La donna, spaventata, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e in lontananza la vampira sentì dei passi, qualcuno doveva aver sentito le grida e presumibilmente stava arrivando in suo soccorso. Succhiò ancora un po' del sangue caldo della giovane, poi, questa volta pulendosi la bocca e il viso con il vestito della sventurata, si allontanò dalla scena del crimine.
Camminando lentamente incrociò alcuni uomini che non badarono neppure a lei tanto era la fretta di raggiungere colei che aveva chiesto aiuto. Avrebbero trovato sicuramente una brutta sorpresa al loro arrivo.
La contessa, rinfrancata da quelle due prede divorate senza problemi, fu indecisa se rientrare al suo maniero o restare ancora in città e magari cercare una terza vittima. Fu la visione di don Antonio a fargli cambiare idea.
Negli anni aveva avvertito il sospetto crescere in lui e malgrado non fosse stato avvicinato dalla Sacra Inquisizione e non avesse appreso alcun insegnamento sul combattimento delle creature della notte, temeva potesse, per istinto intonare un canto, una prece o un'altra qualsiasi delle armi in suo potere. Anche se si era nutrita, sapeva di non aver scampo di fronte a tale potenza, per affrontarlo avrebbe dovuto stare all'interno delle mura della fortezza, allora sì, guidata dallo spirito di suo padre, avrebbe sconfitto qualunque uomo si fosse anche solo avvicinato.
Fortuna per lei, il vicolo aveva una diramazione a destra e a sinistra, ed ella, veloce, camminò verso sinistra nascondendosi tra le ombre e divenendo così invisibile a chiunque avesse camminato in quei luoghi.
Il prete, fortunatamente, tirò dritto e con lui la minaccia si allontanò velocemente. Tirando un sospiro di sollievo si diresse nuovamente verso la periferia, doveva rientrare, prima di far brutti incontri.
Prima di prendere il sentiero, però, incrociò un anziano pescatore, probabilmente era stato sulla riva del canale tutto il giorno, era rosso in viso e portava a tracolla una cesta di vimini dalla quale giungevano dei rumori sommessi.
"Preso qualcosa?" chiese gentilmente fermandosi innanzi a lui.
"Oggi è andata bene" rispose l'uomo prendendo la cesta e aprendola davanti agli occhi della donna mostrando il pesce che ancora guizzava a destra e a manca cercando di liberarsi.
La donna finse di ammirare il pesce, sporse la testa verso l'uomo e stava per azzannarlo, quando fu sorpresa dalle movenze dell'anziano. Egli, gettò la cesta in terra e afferrato un pendaglio che teneva al collo, lo strappò con violenza avvicinandolo poi al viso della donna.
"Stai lontana, te lo ordino" gridò facendo un passo indietro e tenendo alto verso il viso di Monik un crocefisso in argento.
La vampira sentendo l'aura dell'oggetto sacro allontanò il viso, sgranò gli occhi fingendosi stupita, tentò di calmare i tremori che le avevano colpito la mano destra e si sforzò di sorridere "ma cosa..."
"Stai lontana, te lo ordino" ripeté l'uomo e questa volta fece un passo avanti cercando di toccare con il crocefisso la fronte della donna.
Monik, piuttosto a disagio, prese coraggio e si avventò sull'anziano, le sue unghie crebbero e tentò di colpire con gli artigli le braccia nude del suo aggressore.
I colpi degli artigli, andarono a segno ma l'uomo, piuttosto convinto di ciò che stava facendo, non si arrese e questa volta riuscì ad appiccicare il crocefisso alla fronte di Monik che urlò di dolore.
L'uomo rinfrancato da quell'attacco furtivo, tentò di far restare attaccato alla pelle della donna il crocefisso ma non ebbe fortuna. Monik, tornò alla carica e questa volta le sue unghie colpirono le guance del malcapitato che si trovò senza metà del suo viso.
Il dolore fu troppo, l'uomo cadde a terra portandosi le mani alla faccia che sanguinava copiosamente. Monik lo guardò e rise "pensavi di sopraffarmi con un semplice crocefisso d'argento?"
L'uomo non riuscì a rispondere, si stava contorcendo dal dolore in terra. Monik gli diede un calcio e lo spinse sulla riva del canale, poi, con un secondo spintone lo fece ruzzolare giù per l'argine e in fine cadde nelle acque limacciose.
Si sbracciò per tentare di restare a galla ma qualcosa lo spingeva verso il basso. La sua lotta durò pochi secondi, poi l'acqua lo ricoprì e sulla superficie verdastra comparvero solo poche bolle poi più nulla.
Monik gettò nell'acqua anche la cesta con i pesci "siete liberi" disse guardando il cesto affondare, poi prese il sentiero che era diretto alla fortezza. La salita fu più agevole della discesa, si toccò la fronte per valutare i danni inflitti dall'oggetto sacro, la ferita era seria ma si sarebbe rimarginata prima di notte.
Raggiunse il portone d'ingresso, si guardò alle spalle e poi lo chiuse dietro sé sentendosi al sicuro. Salì la scala che portava ai camminamenti e guardò il paese. Il sole era calato e le finestre delle case iniziarono a illuminarsi.
Un'altra notte stava per iniziare, sarebbe potuta essere l'ultima, visto che il prete e il guerriero sarebbero arrivati il mattino successivo. Scacciò quel pensiero, e salì altri gradini raggiungendo la stanza più alta della torre, doveva riposare, malgrado avesse risucchiato le energie dell'uomo e della donna, lo scontro con il pescatore l'aveva stremata. Si sdraiò nel suo giaciglio e chiudendo gli occhi si addormentò. (Foto di Marco Elli)

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