lunedì 17 agosto 2015

Un luogo incantato

Il mago, dopo aver camminato a lungo arrivò alle porte della cittadella. Sembrava un luogo incantato. Costruzioni antiche e oramai diroccate spuntavano dal terreno, sembrava che una civiltà evoluta avesse abitato quelle lande, poi una guerra o un cataclisma l'avesse spazzata via. Un unica struttura restava in piedi nel suo splendore, costruita all'interno della montagna, aveva una porta d'oro e da quelle che un tempo potevano essere le finestre, ora sgorgava acqua a formare due cascate che si gettavano in un corso d'acqua non troppo profondo e dalle acque cristalline.
L'uomo, fermatosi sulla sponda del fiume, guardò l'ingresso della costruzione, e studiò il percorso che avrebbe dovuto fare per raggiunterlo.
Alcune rocce spuntavano nel mezzo del fiume e sembravano invitarlo a seguire quel percorso che però, ad uno sguardo attento poteva nascondere delle insidie.
L'uomo, piuttosto anziano, stanco del lungo cammino si sedette sull'erba fresca e iniziò a riflettere. La natura intorno a lui si animò di colpo, uccellini variopinti sfolazzarono sulla sua testa facendo evoluzioni come se volessero attirare la sua attenzione, anche l'aria si tramutò in un vento gelido che lo costrinse ad abbassare il cappuccio sul capo.
Guardò nuovamente la costruzione, come se fosse l'ultima sfida della sua vita, aiutandosi con il bastone si rialzò e decise di affrontare quel passaggio che sembrava obbligato. Mise il piede destro sulla prima roccia, poi affondò il bastone nell'acqua e spostò il piede sinistro, il primo passo era fatto, guardò le rocce, le contò e poi guardò la porta della struttura "ancora quattro passi e sarò arrivato" si disse facendosi coraggio.
Spostò il bastone e lo piantò nel terreno sommerso dalle acque del fiume, poi, come aveva fatto in precedenza spostò prima un piede, poi l'altro sulla seconda roccia.
Un enorme carpa guizzò fuori dall'acqua e ricadendo schizzò ovunque. Il mago guardò l'esemplare dorato sorrise e riprese la propria attraversata, imitando i gesti precedenti.
Quando posò entrambi i piedi sull'ultima roccia, si accorse che la soglia era molto distante e che l'acqua dalla roccia alla porta sembrava essere più profonda che in precedenza.
Spostò il bastone andando a sondare l'altezza dell'acqua in quel punto davanti a sé, scosse il capo non troppo convinto di procedere, poi guardò alle proprie spalle il percorso già fatto e con sgomento si accorse che le rocce calpestate poc'anzi erano scomparse sommerse dall'acqua del fiume che si era fatta più impetuosa.
Anche la luce era mutata, il sole stava calando e nubi bianche si erano addensate nel cielo promettendo pioggia.
L'uomo si fece coraggio e prendendo una spinta cercò di balzare sulla soglia del palazzo, il piccolo salto sembrò durare un eternità, rimanendo sospeso sul fiume quei pochi secondi, guardò l'acqua scorrere sotto di sé e gli parve di vedere un volto, poi, finalmente, i suoi piedi toccarono la roccia davanti alla porta.
La guardò con interesse, non era di legno ricoperto d'oro, come aveva pensato inizialmente, era proprio fatta tutta d'oro massiccio. Non aveva maniglia e la superficie era intarsiata mostrando delle minute rune in una lingua che non comprese.
Accostò le nocche della mano destra alla porta e bussò un paio di volte. Dall'interno non giunse nessun rumore e quindi, facendosi coraggio, bussò nuovamente, questa volta più energicamente.
Con sgomento attese qualche minuto senza ricevere nessuna risposta e senza sentir nessun rumore, allora, visto che le ombre si stavano allungando e non poteva tornare indietro guadagnando la riva del fiume, decise di analizzare le rune sulla porta, socchiuse gli occhi e recitò svelto le parole di un incantesimo che gli avrebbero permesso di leggere qualunque linguaggio.
Quando li riaprì, scoprì di non essere abbastanza potente da poter decifrare quelle rune, oppure, nessun linguaggio era nascosto dietro quei segni finemente intarsiati nella materia prezziosa.
Quando oramai stava per perdere le speranze e la sua mente gli aveva già proiettato molti dei modi per cui sarebbe potuto morire, la porta si aprì e un ragazzo lo guardò stupito.
Il mago lo riconobbe, ma non riuscì a capacitarsi di tale visione. Il ragazzo assomigliava tantissimo a lui molti anni prima.
"Vieni avanti, entra, hai tanto di cui riflettere" disse il padrone di casa con la medesima voce del mago.
Il mago sentendo delle minuscole gocce di pioggia cadere sul suo mantello non indugiò oltre, e avanzò all'interno della montagna.
Non vi posso dire come andarono le cose una volta richiusa la porta, del mago non si seppe più nulla fino a quando non fu ritrovato il suo corpo esanime molti anni dopo. Un pescatore lo trovò impigliato alla sua rete e lo portò a riva e io, riuscii così a riconoscerlo e riportarlo nella sua terra natia...

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