mercoledì 19 agosto 2015

La contessa Monik - prima parte -

La fortezza era stata costruita secoli prima, dominava la vallata e dalla torre si riusciva a vedere il mare che distava parecchi chilometri. Ora non era più in perfette condizioni, il tempo e l'incuria avevano prodotto i suoi danni. Ai piedi della struttura massiccia, sorgevano un piccolo agglomerato di case, per lo più abitate da contadini e lavoratori modesti, alcuni di loro, soprattutto gli anziani, quando giungeva qualche straniero in città, si intrattenevano con loro, andavano dicendo, guardando la fortezza, che era disabitata, e che il conte, passato a miglior vita, li aveva abbandonati.
Ma tra i giovani serpeggiava un certo scetticismo che in alcune notti particolari, diveniva molto spesso terrore. Guardando la torre, c'era chi giurava di aver visto delle luci passare davanti alle finestre e i più arditi, che si erano inerpicati sulla montagna arrivando fino alle porte della fortezza, giuravano di aver visto una donna aggirarsi tra i merli.
La contessa Monik, guardando verso il villaggio se la rideva, di tanto in tanto, nelle notti di luna piena, scendeva invisibile, all'occhio umano, nel villaggio e si nutriva.
Non lo faceva troppo spesso per non dare nell'occhio, poco distante, la Sacra Inquisizione aveva già dimostrato la propria potenza bruciando al rogo diverse donne e uomini accusandoli di stregoneria, e sicuramente nutrivano dei sospetti su tutta la famiglia da cui proveniva la contessa.
Quella notte la contessa era inquieta, avvertiva l'arrivo di qualcuno al villaggio che avrebbe potuto minare la propria tranquillità. Si portò davanti alla finestra della torre e scrutò l'orizzonte. La propria vista, con il calare delle tenebre, andava migliorando e da quella posizione riusciva a vedere anche a lunghe distanze.
Il villaggio era addormentato, nessuno per le strade e anche in taverna, i pochi avventori, da tempo avevano lasciato i tavoli per raggiungere le camere al piano superiore. Ma la sua attenzione fu attirata da due figure che qualche chilometro più a valle andavano di fretta. Montavano cavalli massicci, si trattava di un prete e un guerriero. Monik socchiuse gli occhi e tentò di scrutare la mente dei due. Entrare nella mente del guerriero fu facile, egli pensava alla propria donna lasciata da qualche parte chissà dove e all'uomo di chiesa che doveva scortare per la mattanza. Monik ebbe un brivido e riaprì gli occhi sbattendo le palpebre furente, era certa, i due stavano venendo per lei.
Richiuse gli occhi e tentò di sondare la mente del prelato, ma si accorse immediatamente della protezione che questi aveva posto su di sé e anzi, con sgomento scoprì che lo stesso uomo ora stava insinuandosi nella sua.
Aprì nuovamente gli occhi e si scostò dalle inferriate della finestra, passeggiando nervosamente nella stanza disadorna fece velocemente il calcolo di quanto tempo ci avrebbero messo per raggiungere Hiselrod, sospirò e andò a sedersi sullo scranno di ontano.
"Ancora due giorni, ho due giorni per prepararmi al meglio..." disse tra sé e sé... (Foto  Marco Elli)

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