giovedì 9 giugno 2016

Le avventure di Jeff Khell

Dovevo ancora smaltire la rabbia che mi ribolliva nelle vene, dopo aver passato un dormiveglia agitato, quando raggiunsi la tana, mi arrivò la telefonata dell'unico ghoul superstite.

"Il chimico" questo era stato il suo appellativo fin da subito, tra noi non c'erano nomi.
L'uomo, aveva lasciato da tempo la propria professione e si dedicava a piccoli esperimenti e lavoretti occasionali per chi richiedesse le sue doti.
Alcune notti prima gli avevo chiesto di chiedere in giro se qualcuno fosse a conoscenza della locazione di "raffinerie". Lui sapeva molto bene a cosa mi riferissi, soprattutto perché conosceva i miei trascorsi.
"Ieri notte" iniziò di slancio facendo poi una pausa che durò più del dovuto "ieri notte è bruciata una delle raffinerie, ma...".
Non dissi nulla, attesi che continuasse anche per non fargli capire che io ero già a conoscenza del rogo e che ne avevo preso parte.
"Ma, la roba è stata spostata" così mi ha assicurato un amico.
"Sei sicuro?" chiesi impaziente.
"Ne sono certo, l'amico ha effettuato il trasporto della merce".
"Allora devo parlare con il tuo amico".
Il chimico a quelle parole si dimostrò immediatamente preoccupato, ritroso, non collaborativo, come se avesse paura di qualcosa.
"Ti costerà parecchio" cercò di accampare.
"Non ha importanza quanto, è di vitale importanza che io sappia" poi senza permettergli di ribattere "ci vediamo tra un'ora da te".
"Ma... io non vengo" provò a precisare l'uomo.
"Vedremo" ribattei chiudendo la telefonata.
Telefonai a Charles dicendogli che avevo trovato una delle raffinerie, gli spiegai che se voleva poteva riferire la cosa al Barone ma che io non avevo nessuna intenzione di parlare con lui se non fosse stato lui a cercarmi e a darmi qualcosa in cambio.
Poi, una volta ricevuta la risposta, nuovamente da Charles e non come mi sarei aspettato dal Barone, mi recai da Jonathan e gli riferii della notizia del mio ghoul e di come avessi intenzione di agire anche nei confronti del Barone "E' ora di guadagnarci qualcosa e non solo per me ma per tutto il clan".
Lui, già come mi aveva detto la notte precedente fu d'accordo con me, quindi feci chiamare X e insieme, attraversando il sistema fognario raggiungemmo la casa del "Chimico".
"Vi accompagno ma non ho alcuna intenzione di salire, resterò a fare il palo".
"Dovrai almeno dirmi dove abita" dissi perentorio.
Raggiungemmo una bassa palazzina, parcheggiò l'auto e prima di scendere vidi un cane che ci stava già addocchiando.
"X, tu dovraii occuparti del cane"
Lui alzò le spalle "certamente" disse obbediente e insieme saltammo la rete di recinzione e mentre io e il chimico ci avvicinammo al portone d'ingresso X si staccò da noi raggiungendo il cane.
Aprire la porta d'ingresso non fu complicato, e raggiunto il pianerottolo dissi al ghoul di restare sul portone e fare la guardia, io tentai di aprire la porta d'ingresso dell'appartamento ma la cosa si dimostrò più complicata del previsto.
Quando finalmente entrai vidi ciò che più o meno mi aspettavo. Si trattava inequivocabilmente dell'appartamento di un single, alquanto disordinato non aveva neppure rassettato i piatti della cena. Il salotto non versava in migliori condizioni.
Mi avvicinai alla porta della camera e divenendo invisibile entrai fiondandomi sul letto dove il ragazzo stava placidamente dormendo.
Gli posai la mano ossuta sul collo stringendola leggermente e lui spalancò gli occhi già in affanno.
Portandomi l'indice alla bocca gli feci un gesto inequivocabile.
"Non urlare, non ti farò nulla, a patto che tu mi dica dove hai portato la droga che era nel magazzino".
Lui spalancò gli occhi, forse voleva ribattere in un qualche modo, le mie dita si serrarono ulteriormente e lui in un rangolo vomitò fuori tutta la verità "al porto, chiusa in alcuni container, molo 26".
Decisi di mollare la presa, ma non volevo complicazione, quindi subito dopo gli mollai un pugno ben assestato che lo rimandò nel mondo dei sogni.
"Domattina penserà di aver fatto solo un terribile incubo" dissi fra me e me mentre richiudevo la porta dell'appartamento alle mie spalle e raggiungevo il chimico sul portone,.
"Tutto bene?" chiesi guardando verso la cuccia del cane.
"Sì tutto bene" rispose lui e guardando verso l'auto "il tuo amico è già sù".
Raggiungemmo X che spiegò di aver dovuto uccidere il cane e poi "l'ho messo in quel cassonetto. Era pieno di panetti di dr..." non terminò la frase e ne prese uno dal suo zaino "ho sostituito il cane a questi".
Sorrisi, poi, quando arrivammo sotto casa del ghoul gli dissi "serviti pure, te lo sei meritato".
Lui ne fu contento, bevve dal mio sangue e rinsaldammo la nostra unione, poi sparì dietro il portone di casa sua e noi ci infilammo in un tombino pronti a raggiungere il covo.
Nel frattempo John, aveva telefonato all'ex milite per chiedergli un favore "dovresti davvero insegnarmi i modi" e dall'altra parte del ricevitore il militare aveva risposto senza problemi che gli avrebbe fatto quel piacere proprio quella notte stessa "si tratta di convincere tre uomini ad entrare a far parte del nostro gruppo. Raggiungimi al club".
"Prendo su la macchina, esco a prendere le sigarette" aveva accampato John rivolgendosi a Charles che era impegnato al computer.
"Mhmhmhm, e dove vai?" aveva chiesto pigiando i tasti furiosamente sulla tastiera.
"Sigarette e torno".
Non aveva voglia di discutere, le cose in borsa stavano andando bene, avrebbe guadagnato parecchio, gli lanciò le chiavi della BMW e riprese a fissare i dati che scorrevano sullo schermo "trattala bene".
John, uscendo dal garage aveva ingranato la quarta ed era partito alla volta del club dei veterani.
Lì incontrò l'ex milite che lo accolse con un borsone a tracolla "ora dovrai scegliere tre delle mazze che userai stasera".
John guardò la distesa di mazze che l'altro vampiro aveva messo una al fianco dell'altra, chiuse gli occhi e inscenò una piccola cerimonia.
Le tre mazze estratte furono un manganello, una mazza di rovere e un tubo in metallo di fattura nazista proveniente dall'Europa dell'Est.
"Ottima scelta" disse l'ex milite, poi i due salirono in macchina e raggiunsero il palazzo dove dovevano reclutare i tre nuovi adepti.
"Io ne prendo due e te li porto, tu nel frattempo pensi al primo, mi raccomando non ucciderlo, deve entrarre a far parte del nostro rango".
 Convincere il primo non fu affatto difficile, bastarono due bacerlate alle gambe e una al braccio sinistro, poi la solita domanda di rito e il ragazzo, giovane e un forse po' troppo magro si convinse che doveva far parte del gruppo.
Il secondo uomo da convincere era grosso e tatuato e sembrava più reticente, infatti John brandendo la mazza di rovere fece più fatica, gli ci vollero più colpi ben assestati, ma alla fine anche lui cadde e si convinse.
L'ultimo individuo era grosso tanto quanto lui, il tubo di metallo cozzò contro le sue giunture e le parole di John risuonarono nella stanza, poi, una volta colpito anche allo stomaco, l'uomo cadde e si prostrò ai piedi del vampiro "va bene, va bene, mi unisco a quello che vuoi".
Soddisfatto lui e l'ex commilitore uscirono dal palazzo "sei stato bravo, tieni pure le tre mazze, potrai così allenarti".
La sera precedente Margareta Von Taufers aveva parlato nuovamente con il suo contatto, dopo le foto in alta risoluzione delle due tavolette che aveva esaminato, questa volta l'uomo le disse che avesse avuto bisogno poteva rivolgersi ad un arabo, "sarà in città per un convegno, lui ne dovrebbe sapere molto su quelle tavolette, mi raccomando però fai in modo che non si affezioni troppo alla cosa, ma prova a fargli spifferare tutto quello che sa".
Margareta aveva poi telefonato allo studioso di Mesopotamia "vorrei tanto seguire la sua conferenza, ma ho una grave malattia che non mi permette di uscire nelle ore diurne, il sole mi provoca problemi alla pelle e sto prendendo antibiotici per curare questo assillante fastidio. Se fosse possibile vorrei seguirla da casa, magari in video conferenza".
L'uomo si dimostrò disponibile, e le disse che in effetti un modo c'era, l'università aveva dato modo dii trasmettere in video la conferenza, lei avrebbe potuto guardarla in diretta oppure in differita una volta che la conferenza fosse terminata. I due poi si misero d'accordo per vedersi la sera successiva "ci vediamo a cena? Avrei bisogno di farle vedere alcune foto di scavi che ho fatto con il professor Guidi, vorrei avere un suo parere".
Lui, sentendo il nome dell'amico comune si illuminò e accettò di buon grado l'invito.
Raggiunto il ristorante lei prese soltanto un bicchier d'acqua che lasciò intatto adducendo la scusa che aveva mangiato poc'anzi e preso delle medicine e non poteva mangiare altro, poi porse il tablet al suo ospite facendogli vedere le fotografie dello scavo in mezzo alle quali aveva sistemato anche le due dove erano ritratte le tavolette.
L'uomo guardò le foto lasciandole scorrere sul monitor, soffermandosi molto più a lungo su quelle dove erano fotografate le tavolette.
"E queste tavolette? Le avete sempre trovate in quello scavo?"
"Certo" disse Margareta "come le ho detto io e il professor Guidi abbiamo trovato diversi manufatti".
"Manufatti pregevoli, ma fatta eccezione per le due tavolette, il resto dello scavo è molto ordinario".
"Fatta eccezzione per le tavolette?"
"Certo, qui si parla di divinità e sicuramente una come avrà capito è Amon, l'altro è sicuramente..."
Margareta attese che il professore parlasse.
"Shamash, ma voi avete altro materiale vero?"
"Sì certo, a casa".
"Allora potrei venire a casa vostra e visionarlo assieme".
"Ma ditemi cosa ci avete visto?" insistette Margareta
"Si tratta di un insieme di quattro tavolette, sicuramente un rituale, peccato che la seconda è sbrecciata, e vi manchino la tavoletta iniziale e quella finale. Non è che per caso il professor Guidi vi ha nascosto qualcosa?".
"Non credo proprio, quale motivo avrebbe?"
"Ma, non saprei, comunque potremmo vederci domani sera, e vedere cosa altro avete, magari..." riguardando le foto.
"Magari?"
"Be, possiamo trovare qualche altro collegamento.
"Va bene, sentirò il professor Guidi e poi vi farò sapere".
Margareta lasciò il ristorante  e prese un taxi. Appena seduta sull'auto telefonò al professore "l'arabo ha parlato, vuole vedervi domani".
"Sarà stato smanioso".
"Vuole sapere se avete le tavolette e se potete portarle".
"Si capisce, lui sa e vuol mettere le mani anche sulle mie".
"Ah, quindi voi già sapevate che le tavolette erano più di due".
"Deve essermi sfuggito il dettaglio, so che le tavolette originali erano quattro, due sono quelle centrali che vi ho fatto esaminare, una ce l'ha l'arabo e l'altra, ahimé, temo sia andata perduta per sempre".
Margareta furiosa per esser stata una pedina nelle mani del suo mentore insistette "domani sera, facciamo alle 10 da me".
Il professor guidi farfugliò qualcosa, poi vista l'insistenza della vampira dovette cedere "e va bene, vada per le 10".
"Allora il professor Guidi e io l'aspettiamo alle dieci domani sera" poi gli precisò l'indirizzo e solo dopo aver notato nuovamente l'impazienza del professore chiuse la telefonata.
Pensò alla serata successiva, gli ci voleva qualcuno che facesse da spalla, prese nuovamente il telefono e chiamò Charles "Ciao, domani, avrei bisogno di manforte. Due uomini, due professori verranno a casa mia per alcuni reperti che ho trovato anni fa. Di uno dei due non mi fido e avrei bisogno dei tuoi scagnozzi per vedere che non arrivino altri insieme a lui".
Charles pensò al suo autista, era troppo affezionato a lui per lasciarlo andare solo, "ci sarebbe John, in questo momento è fuori, ma potrebbe fare il caso tuo".
"Troppo irruento, non voglio casini, potresti venire tu".
"Mi farò passare per uno specialista che deve visitarti per scoprire le cause e magari il rimedio per la tua malattia, il professore non dovrebbe insospettirsi troppo, con me porterò anche Cadir e John facendoli passare, il primo per un mio collega e il secondo per la guardia del corpo".
"Affare fatto".
A notte fonda, mentre accadevano tutti questi intrighi, mi recai, nuovamente con X al molo.
I container erano ammonticchiati al molo 26 come aveva detto l'amico del "Chimico" nessuno in giro che facesse la guardia. Poi guardando meglio notai su una torretta una sagoma.
"Aspetta qui" dissi a X e io, invisibile, raggiunsi la torre e salii le scale.
L'uomo seduto accanto ad alcune leve, probabilmente utilizzate per spostare i container stava sonnecchiando.
Non si accorse della mia presenza, e io non volli approfondire, sapevo cosa riferire a Johnatan, avremmo agito la notte successiva e come aveva detto lui avremmo coinvolto tutto il clan e ci avremmo guadagnato un bel gruzzolo...
Durante la giornata

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