lunedì 13 giugno 2016

Prigioniera

Nelle strade era scoppiato il caos, alle sue orecchie giunse il suono ovattato di grida, uomini e donne passavano veloci sotto le finestre della sua prigione e urlavano frasi sconnesse.

Fece uno sforzo e aprì gli occhi, inizialmente non vide nulla, il buio sembrava averla inghiottita, poi, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, due piccole luci tremolanti si fecero largo nell'oscurità, rischiararono per un attimo la parete alle loro spalle disegnando sul muro ombre danzanti. Trasse un lungo respiro e tentò, inutilmente, di cambiare posizione, immediatamente si accorse di avere i polsi legati, bastò un solo istante per capire che anche le caviglie erano state immobilizzate. Le corde robuste attorno a polsi e caviglie erano state legate con maestria e quando tentò nuovamente di liberarsi sentì i nodi stringersi ancor più attorno alla sua carne dolorante.
Lontano avvertì un'esplosione, in strada la folla spaventata si disperse e un fumo denso e acre annerì il cielo,
Serenya avvertì alcuni tonfi provenire da basso, qualcuno stava bussando alla porta, aprì la bocca e tentò di chiedere aiuto ma dalla sua gola non uscì alcun suono, fu allora che conobbe la paura, qualcosa o qualcuno aveva oscurato solo per un attimo una delle due piccole luci, qualcuno o qualcosa era passato davanti all'unica fonte di luce e probabilmente si stava avvicinando a lei.
La donna venne assalita da terrore e gli occhi iniziarono a lacrimare solcando il suo viso.
Sentì nuovamente battere ritmicamente al portone della sua prigione, poi un tonfo ben più distinguibile dei primi, interruppe di colpo quel tamburellare che le aveva dato un po' di speranza. Seguirono lunghi attimi silenziosi, Serenya richiuse gli occhi e tentò di concentrarsi sulla propria situazione, mani e piedi leggermente divaricati erano immobilizzati da grosse corde, un leggero tessuto ruvido copriva il suo corpo nudo, le lacrime avevano smesso di scorrere e avevano leggermente inzuppato il guanciale sul quale appoggiava la testa.
Un sussurro le giunse all'orecchio destro "sei mia".
Lei girò immediatamente il collo sperando di poter individuare il viso del suo aguzzino ma l'oscurità era troppa per poter anche solo pensare di poter immaginare chi si nascondesse dietro quella voce.
Poi, dopo alcuni secondi di silenzio, la voce tornò a farsi largo, questa volta alla sua sinistra "non opporre resistenza".
Serenya aprì nuovamente la bocca e tentò di articolare delle domande, ancora una volta dovette constatare che la sua gola sembrava ammutolita da un qualche stratagemma messo in atto da colui che ora stuzzicava le sue orecchie con quei sussurri.
Passarono alcuni minuti in cui non avvenne nulla, la donna si concentrò sui rumori, spaventata dal silenzio in cui era piombata la stanza, si rallegrò e non poco, quando tornò a sentire le urla di due donne che stavano transitando in strada sotto le finestre della sua prigione.
Quando provò nuovamente a parlare un profumo misto tra incenso e oleandro invase le sue narici, si irrigidì pensando che l'uomo fosse vicino a lei quanto basta per poterla toccare.
Il telo che copriva il suo corpo iniziò a scostarsi, avvertì l'aria fresca e umida dell'ambiente circostante, la sua pelle scoperta venne assalita da un brivido e il suo corpo reagì intirizzendosi.
Qualcosa di appuntito le solcò il viso, non provò dolore, anzi, fu assalita da un brivido di piacere.
La presenza invisibile voleva forse metterla alla prova?
Spalancò gli occhi e girò il collo a destra e a sinistra, lentamente, sperando di poter catturare il movimento dell'ombra che incombeva su di lei e che stava approfittando delle sue nudità.
L'unghia scese dal viso al collo e poi, una volta raggiunto lo sterno si diresse verso il seno destro.
Serenya da prima provò a divincolarsi, poi, inarcò la schiena colta da un piacere inaspettato e dalla sua bocca uscì un grido soffocato.
Il telo era stato rimosso completamente ed ora al freddo pungente e umido della stanza, la sua pelle fu assalita da una sensazione nuova, quando poi le mani del suo aguzzino si mossero lente sul suo corpo sondandolo, lei, spalancò la bocca e questa volta, quasi inaspettatamente dall'ugola uscì un suono acuto, l'urlo squarciò il silenzio e sembrò che anche in strada avessero sentito quel grido, infatti il vociare della folla sottostante si ammutolì.
Serenya ancora sotto l'influenza delle dita di lui che stavano raggiungendo l'ombelico, chiuse gli occhi e seguì le tracce lasciate sul suo corpo da quel leggero passaggio, poi quel dolce tormento finì, le mani di lui si scostarono e lei tornò avvolta nel buio e nel silenzio totale.
"Dove sei finito?" chiese in un sussurro strozzato "torna" aggiunse in una richiesta quasi lamentosa e suplichevole.
La sua bocca fu sigillata da un bacio, la lingua di lui andò a cercare la sua, a Serenya sembrarono secondi infiniti, il sapore di lui era strano, metallico e dolciastro le lasciò un senso di fame, avvertì nuovamente le dita di lui posarsi sulle sue cosce e poi, stringersi attorno ai suoi fianchi.
Non poteva muoversi, trattenne il fiato e immerse totalmente il suo pensiero in quel lungo e voluttuoso bacio, poi la bocca di lui si scostò dalle sue labbra, scese sul collo e delicatamente si serrò su di esso affondando i denti famelici. Il morso non fu doloroso, e nello stesso istante lei avvertì il peso di lui sovrastarla, inarcò la schiena, chiuse gli occhi e incredula portò le mani a coprire i sensi, poi avvenne l'inevitabile.

Anni dopo, Serenya tentò di portare alla mente qualche altro particolare, curiosa di poter ritrovare e rivivere quei momenti confusi tra paura e piacere. I ricordi erano frammentari, il buio, l'odore dell'incenso e dei fiori, il sapore della bocca di lui e poi, tutto si schiariva, una luce bianca e acceccante inondava i suoi pensieri e metteva definitivamente la parola fine a quell'esperienza.
Si era svegliata a casa sua, nel suo letto, madida di sudore, in un pomeriggio afoso di luglio. A quanto le dissero era stata chiusa in camera diversi giorni e non aveva dato segni di volerne uscire, almeno fino a quando, non era ricomparsa in cucina affamata, pallida e stanca.

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