martedì 12 gennaio 2016

Cyberpunk - La droga cinese - Finale -

Attesero che il motociclista che li aveva condotti fino a quella sbarra chiusa tornasse dal giro di ispezione del complesso industriale abbandonato e nel frattempo confabularono tra loro se fosse il caso di fare dietro front, quando erano quasi sul punto di tornare sui loro passi, l'uomo di Chiesi tornò e affiancandosi al furgone di Giancarlo parlo con un po' di titubanza "tutto tranquillo".
Dei cinque uomini sul furgone solo Pierangelo si accorse che qualcosa non andava e così volle interrogare nuovamente l'uomo che questa volta diede la stessa risposta ma sembrò rinfrancato, o più sicuro.

Fu così che proseguirono. Ad attenderli c'erano quattro uomini robusti, avevano sistemato in terra del pallet dove quasi sicuramente avrebbero depositato le casse contenenti la droga. Il capannone era spoglio, dell'immenso complesso industriale restavano solo le travi in ferro, immenso, aveva sei box da cantiere che lo orlavano a destra e a sinistra. Tutti scesero dai furgoni tranne il dottore e Giancarlo. Pierangelo guardò il motociclista dare alcune brevi istruzioni agli uomini che si avvicinarono ai due furgoni e iniziarono a scaricare la roba.
Pierangelo prese il telefono "pronto, dottore, noi siamo arrivati, come dobbiamo comportarci?".
Dall'altro capo del telefono rispose una voce un po' assonnata "alla buon'ora, ora non vi resta che aspettare il camion che ho mandato io personalmente. Scenderà un uomo distinto, Michele, è lui che ha i soldi per voi ed è con lui e solo con lui che potrete trattere".
"Grazie e a presto" chiuse la comunicazione l'uomo mentre osservata curioso gli uomini che stavano facendo la spola tra i furgoni e pallet.
Poco dopo Sonia, con il binocolo in mano, avvertì che il camion stava arrivando. Il mezzo pesante driblò i furgoni e si fermò vicino ai pallet dove i facchini avevano già accatastato diversi cartoni. Come aveva detto Chiesi, dal camion scesero l'autista, che iniziò ad aiutare gli uomini a caricare il camion e un uomo elegante che Pierangelo riconobbe subito.
"Ciao Michele, pensavo fossi morto dopo la corsa, sono felice di vederti ancora vivo".
Michele fece un sorriso si avvicinò e gli strinse la mano "seguimi, per praticità firmerai le scartoffie in uno dei box".
Pierangelo non fece obiezioni e seguì l'uomo incaricato da Chiesi dentro al box, e qui arrivarono le prime sorprese della giornata.
Michele, alle spalle di Pierangelo appena entrato chiuse la porta alle loro spalle e accese la luce e come nella più classica delle sorprese si mostrarono tre uomini e una donna, tutti ben armati, Pierangelo riconobbe Tatiana, poi si avvide di un uomo seduto su una sedia, era ben legato e imbavagliato, guardandolo meglio lo riconobbe Marco, caduto nelle mani dei russi tutti lo davano per morto e invece eccolo lì, probabilmente merce di scambio.
"Pierangelo, come vedi le cose sono un po' cambiate, nelle due valigette ci sono i vostri soldi, ma in cambio non vogliamo solo la droga".
"E cosa volete oltre?"
"Vogliamo il vostro informatico"
Pierangelo guardò Marco seduto e imbavagliato, poi Taniana e in fine tornò a guardare Michele "e di Marco?"
"Lui, se vuoi può venire con voi, naturalmente non mi aspetto che tu accetti al prezzo sttabilito e così mi sono permesso di aggiungere qualche eurodollaruccio, diciamo che duecentomila è la cifra all'interno delle valigette e poi, come extra potete prendere un cartone della roba".
"Altrmenti?"
"Hai ragione, ho dimenticato di aggiungere che nel patto è anche compresa la tua vita".
Pierangelo sbiancò per un attimo, poi sorrise "ah ecco, ora sì che si ragiona".
Nel frattempo, Antonio e Sonia iniziarono a confabulare, era da qualche minuto che Pierangelo era chiuso dentro quel box e qualcosa sembrava non tornare.
"Che dici, lo facciamo saltare?" disse Sonia prendendo il lanciagranate e preparando una granata.
"Io aspetterei ancora" disse Antonio.
Il cellulare del killer squillò e lui, dopo aver fatto un cenno di assenso a Sonia si allontanò di qualche passo "sì?"
"Sei arrivato?"
"Arrivato, stiamo facendo lo scambio"
"Nei box c'è gente che ti servirà per contrastare i tuoi amici e darti alla fuga, naturalmente devi portarmi più droga possibile".
Antonio rimase un po' interdetto, guardò gli altri nel piazzale sotto quel capannone fatiscente, i sei box e poi annuì "sarà fatto".
Giancarlo, rimasto in attesa degli eventi, provò a vedere se riusciva a connettersi con la rete e una violenta scossa lo tramortì.
Sonia nel frattempo si calò il visore infrarossi sul viso e guardò all'interno del box, con sua sorpresa non vide nessuna sagoma che potesse dirsi a sangue caldo, fu quella la scintilla che la fece agire, si caricò il lanciagranate sulla spalla, prese la mira, e premette il grilletto.
Il box, come era prevedibile venne distrutto, si accartocciò su se stesso, all'interno i quatro russi e Marco furono investiti dalle fiamme e dai detriti, Michele e Pierangelo che stavano per uscire, furono scaraventati all'esterno. L'uomo di Chiesi cadde rovinosamente sulla pavimentazione del capannone e subito dopo fu raggiunto da una trave che lo travolse, miglior sorte toccò a Pierangelo che balzò all'esterno e si procurò solo qualche escoriazione e rimase intontito.
Dagli altri box uscirono uomini a frotte mentre i sei operai addetti al carico e scarico della droga pensarono bene di darsela a gambe e scomparvero nella campagna.
Giancarlo, sul furgone innestò la prima e accelerando finì contro uno de box, lo sfondò e uccise sul colpo i quattro occupanti.
Antonio imbracciato il mitra prese a sparare all'impazzata contro alcuni russi mentre dietro di lui sentì altri colpi andare verso la direzione dove lui stesso stava sparando.
Il medico, rimasto sul furgone insieme a Giancarlo fu sballottato nella manovra inconsueta del netrunner mentre Sonia, caricando nuovamente il lanciagranate decise di fare fuoco su una degli altri box.
Pierangelo resta a terra per diversi secondi, ancora stordito per il volo e per la granata, quindi si perse buona parte della battaglia che scoppiò sotto quelle travi di ferro arrugginito.
Questa volta il colpo di Sonia non ebbe fortuna e si perse lontano dall'obiettivo. Antonio, al contrario riuscì ad uccidere buona parte dei russi che erano usciti dal box più lontano. Altri uomini spararono verso di lui e dopo diversi tentativi riuscirono a colpirlo, egli fortunatamente fu soccorso dagli uomini che gli aveva mandato la donna che dirigeva le azioni.
Sonia, imbracciato il fucile iniziò a sparare contro gli uomini usciti dagli altri box mentre Giancarlo dovette fare diversi tentativi per riuscire a riaccendere il furgone.
Lo scontro durò ancora qualche minuto e nel frattempo Pierangelo riuscì a rialzarsi e raggiungere il furgone dove trovò un riparo.
Altri nemici caddero a terra, appena Antonio fu medicato decise di uscire con i suoi uomini e raggiungere il camion "dobbiamo svignarcela da qui".
I tre usciti dal box fecero una corsa schivando diverse pallottole vaganti e poi salirono sul camion partendo all'impazzata.
Giancarlo, che finalmente era riuscito ad accendere il furgone tentò una manovra azzardata, girò largo nei campi nel tentativo di tagliare la strada al camion che stava abbandonando il capannone.
Forse la velocità eccessiva o di contro la buona andatura del camion, Giancarlo non riuscì nel suo intento ma si schiantò contro un altro box e anche in questo caso uccise sul colpo i superstiti tra coloro che erano usciti.
Il piazzale fu presto deserto e così Sonia e Pierangelo salirono su un furgone e si misero all'inseguimento del camion che nel frattempo aveva preso un buon margine di vantaggio.
Giancarlo ancora in difficoltà con il suo mezzo oramai semidistrutto riuscì a seguire un po' distante l'inseguimento ma nella foga dimenticò Massimo che era smontato in precedenza per aiutare Piergiorgio.
Sonia si sporse dal furgone con il lanciarazzi e tentò di colpire il camion al serbatoio così da farlo esplodere e fermare la sua corsa, il primo colpo arrivò vicino al bersaglio ma scoppiò nel retrotreno. Il camion sbandò violentemente ma l'autista si dimostrò molto bravo a mantenere in strada il mezzo pesante.
Davanti Antonio si sporse dal tettuccio e imbracciato il fucile provò a rispondere al fuoco, i suoi proiettili fischiarono vicino al parabrezza e uno di questi colpì il motore del furgone.
Il mezzo iniziò a perdere velocità e Pierangelo iniziò a far fatica a restare alle calcagna del camion. Sonia provò a  colpirlo con un ennesimo razzo ma qesta volta la mira fu totalmente errata e scoppiò nel campo a lato della strada. Poi il furgone si spense in un rantolo e del copioso fumo iniziò ad uscire dal cofano.
Nel frattempo, dietro di loro Giancarlo aveva pensato bene di fermarsi e provare a manomettere elettronicamente la centralina del camion, purtroppo, appena collegato al posto dello schema elettrico del mezzo aveva iniziato a vedere cose strane, immagini della sua infanzia, mescolate a volti, poi più nitido si mostrò lo schema di quattro banche e al centro un altro palazzo deniminato D.
Pierangelo vedendo il furgone alle sue spalle fermarsi, si fermò a sua volta lasciando andare Antonio e la droga, scese dal furgone e controllò che non ci fosse nulla nel retro, fu allora che gli sembrò di vedere un'ombra scura, fu questione di pochi secondi, poi salì sul furgone insieme a Sonia e Giancarlo.
"Io lo lascerei andare, ho ritrovato i soldi dei russi, potremmo spartirceli" disse Giancarlo
Pierangelo, ripensando alla droga rimasta nel piazzale provò a convincere gli altri due a tornare indietro ma poi desistette, poteva essere pericoloso tornare, probabilmente i cinesi potevano aver scoperto a loro volta il luogo dell'incontro e probabilmente averlo raggiunto e poi l'unico mezzo a loro disposizione non era in buone condizioni, l'unica scelta possibile restava quella di abbandonare il luogo e forse, chissà trovare i soldi che il netrunner diceva di aver trovato.
Nel frattempo Giancarlo, collegato nuovamente alla rete sondò lo schema, riuscì ad entrare in una delle quattro banche e indisturbato, trovò il modo per prelevare un milione, lasciandone sette in custodia.
Sonia, attendendo si accorse che qualcosa in Pierangelo era cambiato, lo vide sussultare e i suoi occhi farsi interamente neri "tutto bene?"
"Sì, sì, tutto bene" rispose Pierangelo che nel frattempo aveva scoperto di essere "posseduto" da un entità che in un certo qualmodo poteva comandarlo e controllarlo.
Antonio, tornato a Parma, s recò immediatamente al quartier generale, gli uomini iniziarono a scaricare la droga trafugata e lui venne convocato dal capo.
"Ottimo lavoro, ecco il tuo compenso. Un milione, ora puoi pensare di ritirarti, oppure restare nell'organizzazione e lavorare ancora per me".
Antonio ci pensò un po' su, poi rispose risoluto, voglio continuare".
"Allora, eccoti il prossimo incarico, trova i tre che hai seminato e uccidili uno per uno".
Sonia, Piergiorgio e Giancarlo, abbandonato il centro industriale, presero a vagare per le campagne e verso le dieci si ritrovarono al confine con la Toscana.
"Ora non resta che trovare il modo di metter le mani sui soldi" disse Giancarlo e i tre partirono in direzione sud.

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