giovedì 28 aprile 2016

La ricerca del druido Provluv

Veronika era stata mandata nella città portuale di Gluhdrin per cercare notizie dell'anziano druido Provluv. Suo malgrado aveva dovuto viaggiare per alcuni giorni insieme ad alcuni mercanti fino al porto di Genìa, poi, una volta giunta al porto era riuscita a imbarcarsi su una piccola nave volante.
Odiava il mare, e soprattutto odiava la presenza di marinai scurrili e portatori di malattie.
Insieme a lei, sulla piccola nave erano presenti altri due passeggeri. Si trattava di una coppia di elfi di un certo lignaggio, con la solita facilità che aveva imparato dal maestro Yarmel, era riuscita ad estorcere molte informazioni, soprattutto da Elisya.

"Siamo in viaggio di nozze, dobbiamo incontrare il conte di Gluhdrin" le aveva detto la donna mentre sorseggiavano un liquore al bancone del bar ascoltando una musica melensa che proveniva dall'oboe e dall'arpa di un duo femminile composto da creature dal nome impronunciabile.
Quando il suo sposo le aveva raggiunte la donna aveva cambiato repentinamente non solo espressione ma anche discorso e Veronika aveva fiutato qualcosa, qualcosa che voleva assolutamente scoprire.
Il viaggio, malgrado i parecchi chilometri che separano le due città, durò solo quattro giorni, il drago bianco che guidava la nave attraverso il cielo fortunatamente terso, fece una breve pausa solo dopo il secondo giorno e fu proprio in quell'occasione che salì a bordo un nano.
Veronika non ne aveva mai incontrato uno, aveva sentito parlare spesso, soprattutto da un mezzo drow suo amico, di quelle creature e secondo i racconti di altri che aveva sentito in taverna erano genti poco affabili, incline all'ira e soprattutto molto pieni di sé.
Il nano disse di chiamarsi Ivan, come era logico aspettarsi, per il resto della trasvolata restò da solo non amando per niente la presenza dei due elfi e avendo probabilmente capito che tra lui e Veronika non poteva correre buon sangue.
Quando, finalmente furono in vista della cittadina, il drago ebbe delle difficoltà a scendere nel punto indicato e la manovra oltre ad essere lunga e noiosa si fece anche piuttosto turbolenta a tal punto che Elisya, arrivata sul ponte est per vedere il panorama dovette rientrare in camera accusando capogiri e altri malesseri poco piacevoli.
Lo spazio riservato alle navi volanti era piccolo e marginale rispetto al porto vero e proprio dove erano ormeggiate imbarcazioni di tutte le taglie e anche molto lussuose.
La città era divisa in due da un corso d'acqua piuttosto tranquillo attraversato da una serie di ponti che univano in diversi punti le due parti della capitale.
Veronika scesa dalla nave si accomiatò dagli altri ospiti e dal comandante, pagò il dovuto e si inoltrò per le vie della città.
La parte marittima della cittadina era molto viva, bancarelle colorate si affacciavano sulla via principale e colori e profumi di ogni genere inondavano il passaggio inebriando i sensi degli stranieri poco avvezzi a tali merci esposte.
Veronika non si fece traviare dal proprio incarico, si accostò ad alcune bancarelle ma non scucì alcuna moneta malgrado le fosse caduto l'occhio su un pugnale di ottima fattura che pareva, a detta del mercante, avere delle proprietà assai bizzarre.
Quando lo stomaco le iniziò a brontolare si decise a lasciare l'area del mercato "dove posso trovare una taverna dove si possano gustare piatti tipici?" chiese ad un buffo signore pelato e grassoccio vestito con un lungo abito ricamato.
L'uomo la squadrò da capo a piedi, poi sorrise e senza dire nulla le indicò un'insegna in fondo alla via.
"La locanda del mezzopiano" lesse l'insegna a voce alta sperando che l'uomo le desse una conferma, ma lui si limitò a fare un leggero e goffo inchino e la lasciò sola in mezzo alla via.
La locanda faceva angolo con uno dei ponti che l'avrebbe portata alla parte montuosa della città.
Prima di inerpicarsi decise fosse giunta l'ora di mangiar qualcosa e magari cercare le informazioni per cui era stata pagata.
Il locale era piuttosto affollato, non conoscendo le abitudini locali decise di mettere da parte la propria iniziativa e aspettare che fosse la giovane cameriera ad indicarle un tavolo libero.
La ragazzina zigzagò fra i tavoli gettando occhiate alle sue spalle forse per vedere se Veronika riuscisse a seguire i suoi gesti, poi, finalmente, si fermò davanti ad un tavolino posto vicino ad una delle finestre "eccovi il tavolo" disse appoggiando una pergamena sgualcita sulla tovaglia viola e dando un calcio ad una delle sedie che si scostò dal tavolo sobbalzando "sedetevi pure, tornerò da voi per la comanda".
Veronika si sedette e prese a guardare il menu, sfortunatamente era scritto in una lingua a lei oscura e per di più i caratteri erano talmente consunti che alcune parole risultavano del tutto illeggibili.
Non avendo altra scelta appoggiò nuovamente il foglio sul tavolo e sbirciò i piatti degli avventori vicini sperando di trovare qualcosa di suo gusto.
Stava giusto decidendo quando a frapporsi tra lei e il piatto di un uomo barbuto arrivò la cameriera "avete scelto?" chiese in un Comune piuttosto stentato.
"Scelto?" fece una smorfia e poi disse "portatemi un bel cosciotto e delle patate e del vino della casa".
La cameriera prese il menu che Veronika aveva abbandonato sul tavolo e producendosi in una smorfia simile a quella di Veronika si allontanò.
"Che abbia pensato sia una specie di saluto?" si chiese Veronika mentre seguì con lo sguardo la ragazzina allontanarsi verso il bancone, poi sorrise ricordando che in quel continente molti e variegati erano i modi di esprimere le emozioni e probabilmente una giovane non poteva conoscerli tutti e quindi...
Quel pensiero fu interrotto dall'ingresso in locanda del nano che era stato suo malgrado compagno di viaggio per gli ultimi giorni.
Il nuovo arrivato salutò calorosamente l'oste dietro al bancone e poi anche alcuni uomini che erano seduti ad un tavolo.
A Veronika parve di vederlo lanciargli un paio di occhiate ma non cercò di attirare la sua attenzione in alcun modo.
Il pasto passò via liscio e una volta raggiunto il bancone per pagare chiese le informazioni per cui era venuta "scusate, posso farvi una domanda?" posando sul legno di acero il numero di monete giuste per pagare il pasto.
L'uomo imponente dalla parte opposta prese le monete e le gettò in un cassetto, poi tornò a guardare Veronika "ditemi" disse brusco.
"Conoscete un certo Provluv?"
"E chi non lo conosce" disse l'uomo poi aggiunse "ma abbassate la voce e ditemi, come mai lo cercate?" la seconda parte della frase la proferì quasi in un sussurro.
Veronika squadrò coloro che sedevano nei tavoli vicini poi abbassando il tono della propria voce proferì tutto d'un fiato "devo trovarlo o almeno sapere dove sta andando".
"E chi lo vuole sapere?" chiese un uomo guercio seduto poco distante.
Veronika si voltò sorpresa "il mio nome non è affar vostro, se avete sue informazioni datemele".
L'uomo si alzò in piedi dimostrandosi molto più alto della guerriera, sorrise e poi senza aggiungere altro uscì dalla locanda.
Veronika, veloce, fece un cenno di saluto all'oste, poi sospirando salutò a denti stretti Ivan e infine uscì sperando di poter seguire l'uomo che si era tenuto per sé le informazioni a lei tanto preziose.
La strada era deserta, corse verso il ponte e tentò di sbirciare oltre ma non vide nessuno, poi si ricordò di essersi lasciata alle spalle sulla sinistra un vicolo.
Fece qualche passo nuovamente verso la locanda e restando sulla via principale guardò dentro alla viuzza, buia e sporca non sembrava portare da nessuna parte poi le parve di vedere un'ombra muoversi sul fondo e quindi tentò di attirar l'attenzione "ehilà, perché siete scappato?"
Nessuno dal vicolo rispose alla domanda ma a Veronika sembrò di vedere nuovamente muoversi qualcuno e quindi senza pensare oltre si addentrò nel vicolo sguainando, per sicurezza le due lame che portava al fianco.
Giunta a metà, si accorse di una presenza alle sue spalle, si girò di scatto e mosse la spada corta verso il possibile aggressore.
Era un energumeno che la sovrastava in altezza e larghezza, non era sicuramente l'uomo che in taverna le era sfuggito "scusate, stavo cercando..."
"Cercavate me suppongo" disse una voce che riconobbe alla sua destra "ho portato degli amici, spero non vi dispiaccia".
Veronika deglutì iniziando a girare su sé stessa guardando i tre che presto le si strinsero attorno.
Non disse nulla, pensando che fosse inutile cercare di parlare con i tre che l'avevano accerchiata, si difese assai bene con il gigante che aveva di fronte, lento e armato di un bastone le fu addosso, ma quando provò a colpirla, lei schivò tutti i suoi affondi e infine facendo una capriola riuscì non solo a disarmarlo ma anche a tracciare uno squarco profondo nel suo largo petto.
Gli altri due, non attesero di comprendere le condizioni dell'alleato, si gettarono su Veronika con foga.
Il guercio armato con uno spadone a due mani fendette l'aria davanti a lei più volte facendola arretrare verso il muro, poi si produsse in due colpi da provato spadaccino che Veronika riuscì a parare incrociando le sue due lame.
L'altro assalitore per il momento si limitò a guardare, restando in disparte sembrava divertirsi mentre Veronika ormai spalle al muro, tentava di rintuzzare colpo su colpo al guerriero.
A cambiare repentinamente le sorti del duello arrivò un balzo improvviso di Veronika che destabilizzò il suo avversario, il quale dopo aver tentato di affondare la sua lama nel ventre della donna si ritrovò sbilanciato in avanti e dovette appoggiare un ginocchio a terra per non cadere del tutto.
Veronika stava per colpirlo al fianco quando la sua mossa venne fermata da colui che fino ad allora era stato solo spettatore.
La sua lunga alabarda si frappose tra il colpo risolutore di Veronika e la carne del guercio, poi ridendo di gusto disse "ti sai difendere bene".
Veronika posò gli occhi su di lui, fece un passo indietro e tornò a guardare il guercio che nel frattempo era riuscito ad alzarsi, il pensiero corse veloce "non poteva affrontarli entrambi contemporaneamente, sicuro avrebbero avuto la meglio", cercò una via di fuga ma con suo dispiacere non la trovò o comunque non così immediata e agevole come avrebbe sperato, quindi si mise in posizione di difesa preparandosi al peggio.
I colpi si susseguirono veloci, e lei riuscì sempre più a stento ad uscirne illesa, poi per sua fortuna, una voce in fondo al vicolo cambiò le sorti della battaglia.
"Facile prendersela con una pulzella, e ancor più facile prendersela in due".
La voce era quella di Ivan che chissà per quale arcano motivo era arrivato in suo soccorso... [Continua]
(Foto di Marco Elli)

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?