venerdì 29 aprile 2016

Le avventure del vampiro Jeff Khell

La notte non era iniziata nel migliore dei modi, un pensiero mi frullava continuamente nella testa. Olivia, l'avevo spinta ad andare nella tana del "Mandarino" e ora era due giorni che non dava sue notizie. Tornai a casa sua e ancora una volta la sua coinquilina, con aria sconsolata aveva ripetuto che non si era fatta viva.

Lasciato il quartiere dove abitava andai verso il centro. Il venerdì era piuttosto affollato, mi appostai sotto i portici vicino alla casa di colui che doveva avere Olivia, il mio solito pessimismo mi spinse a pensare le cose più orribili. Osservai il movimento e poi individuai due ragazzi che si intrufolarono all'interno del palazzo. Sapevo che gli spacciatori, prima di iniziare il loro turno, andavano a rifornirsi, dunque li attesi al varco nella speranza che scendessero velocemente. Un piano prese vita nella mia testa, attesi invisibile che i due uscissero e fui premiato.
I due ragazzotti, si incamminarono verso una zona più isolata, uno aveva a tracolla uno zainetto come già aveva descritto Charles dentro il quale dovevano esserci alcune dosi da smerciare, l'altro era sceso a mani vuote, probabilmente non era ancora entrato nel giro.
Decisi di seguirli, i due parlando si avvicinarono ad un parcheggio e raggiunsero un pik-up verde scuro, io, sempre non visto mi avvicinai e mentre i due salivano sull'auto mi catapultai sul retro, nel cassone.
Fino a quando non imboccarono la tangenziale, il viaggio fu tranquillo, dalla mia posizione riuscivo a sentire frammenti dei loro discorsi, mi concentrai sul fatto che volevo assolutamente estorcere loro la droga e poi avere notizie di Olivia.
L'auto prese velocità e per poco non venni sbalzato fuori, tornai nella mia posizione e visto che il ragazzo alla guida non ne voleva sapere di rallentare, presi il coltello e infilai il braccio attraverso il lunotto posteriore puntandoglielo alla gola "vuoi andare più piano?" chiesi bisbigliandogli praticamente all'orecchio.
Il guidatore, probabilmente spaventato dalla punta del pugnale e dalla voce improvvisa inchiodò di colpo e io mi ritrovai all'interno dell'abitacolo fra i due occupanti.
Dovevo aver ripreso i miei tratti abituali, piuttosto bruttini, perché quello alla mia destra scese velocemente iniziando a correre e urlare, l'altro rimasto incastrato tra il volante e il mio corpo mi guardò con aria schifata e tentò di colpirmi con un pugno. Il risultato fu piuttosto fiacco e io prendendo vigore decisi di morderlo.
I miei canini affondarono nella sua carne molliccia e lui cambiò espressione, poi iniziai a fargli una sierie di domande"siete stati dal Mandarino? C'era una donna con uno sfregio in faccia? Parla dimmi tutto!" minacciandolo con il coltello.
Il ragazzo tremante e visibilmente intimorito mi spiegò che venivano giusto dal Mandarino dove avevevano preso le dosi per la serata e che sì avevano visto una donna ma non corrispondeva alla descrizione di Olivia, rimasi deluso presi lo zainetto e scesi dall'auto "mi combinerai un incontro con il Mandarino, domani sera, voglio vederlo e tu mi ci porterai"
Il ragazzo ancora scosso assentì, poi guardò oltre le mie spalle, il suo compare era impietrito dietro di me, aveva tirato fuori il suo pugnale ed era pronto ad usarlo.
Mi girai verso di lui sicuro che il guidatore fosse sufficientemente spaventato da non commettere stupidaggini, agitai il coltello "ne vuoi un po' anche te?".
Inizialmente il ragazzo fece un passo avanti forse con l'intento di spaventarmi o solamente perché voleva la droga, poi probabilmente il mio aspetto e soprattutto le parole del suo compagno lo fecero desistere
"Ridacci la droga, saranno almeno cinquemila dollari. E' nostra".
"Lascia perdere Bill, lascialo andare" disse l'altro che dal pik-up osservava i miei movimenti.
"Avete capito? Domani a mezzanotte alla stazione metro dell'università, venite da soli e mi porterete da Mandarino".
I due non dissero nulla si sedettero nuovamente sul pik-up e poi ripartirono.
Avevo lo zainetto con la droga, ero solo e in tangenziale, non mi rimase che telefonare a Charles, il telefono fece due o tre squilli, poi la voce dell'imprenditore ruppe il silenzio "Pronto".
"Ciao, dovresti venirmi a prendere, sono a piedi nel bel mezzo della tangenziale est".
L'uomo dall'altro capo del ricevitore boffonchiò qualcosa.
"Ho recuperato un bel po' di roba e ho un mezzo invito a cospetto del Mandarino".
"Resta dove sei, arrivo".
Charles prima della telefonata era andato a trovare il suo creatore, lui aveva mantenuto dei buoni rapporti, io lo odiavo e non volevo neppure sapere chi o cosa fosse.
Comunque lo aveva messo al corrente di ciò che stavamo combinando "che tu sappia i Vili si possono reclutare?".
"Ne conosco due, il primo ha partecipato alla guerra tra la Camarilla e Sabbat e ora vive in un parco nella zona est, potrebbe esservi utile per la sua esperienza, ma temo che non voglia più immischiarsi in nessuna faccenda. Il secondo è un ex militare, se non sbaglio ha partecipato alla prima guerra nel Golfo, è ben addestrato e sicuramente con un incentivo potreste riuscire a tirarlo dalla vostra parte, lui potrebbe avere gli uomini giusti per eventuali guerriglie".
Dopo quelle informazioni i due si erano salutati e l'imprenditore, senza perdere tempo aveva cercato circoli o locali dove potesse essersi intanato l'ex militare. Lui sarebbe stato più facile da convincere.
Trovò senza nessun problema l'indirizzo di un circolo di ex militari e sperò di trovarlo tra i commilitoni.
Fu fortunato, dopo un primo impatto non troppo buono, entrando lo individuò immediatamente e seduto al suo tavolo si presentò.
"Salve, sono venuto a farti una proposta, ma vorrei parlarne in privato".
L'ex militare inizialmente non sembrò molto interessato, poi sentendo le parole guerriglia, soldi e azione, si convinse.
"Potrai parlare con il Barone, lui ti spiegherà tutto. Ti combinerò un appuntamento".
I due si erano lasciati da poco quando io avevo chiamato Charles per farmi dare un passaggio.
Salito in macchina, gli spiegai come erano andate le cose, non sembrò molto contento dei miei propositi, ma non mi lasciai convincere a desistere, volevo vendetta e soprattutto volevo sapere cosa ne era stato di Olivia.
Prima di fermare l'auto dove gli avevo chiesto tentò nuovamente di farmi cambiare idea, poi ci salutammo.
Serena nel frattempo, preoccupata dei dati politici del suo enturage aveva parlato con il consulente e aveva messo in moto la macchina politica organizzativa, dovevano assolutamente recuperare terreno nei confronti dei Democratici e dovevano trovare l'uomo giusto che la sostituisse egregiamente. Un burattino nelle sue mani che avesse presenza fisica, soldi e una buona parlantina.
Una volta sistemata quella faccenda, visto che la sera prima non era riuscita nel suo intento, decise di tornare alla carica. Si vestì, questa abbandonando la tuta e mettendo qualcosa di elegante che facesse risaltare le sue forme procaci e accompagnata dai tre cugini raggiunse nuovamente il parco dove sapeva di trovare il vampiro che la sera prima l'aveva quasi assoggettata.
Questa volta l'approccio fu un po' diverso. Serena tentò la carta "umanitaria".
"...se ci aiuterai, potremmo fare qualcosa per quel braccio, avrai un posto sicuro dove nasconderti, vene e soldi e quando tutto sarà finito anche un posto di rilievo nell'organizzazione".
L'uomo l'aveva lasciata parlare continuando a dare pezzi di pane alle oche che venivano a mangiare quasi dalle sue mani, poi l'aveva guardata con disprezzo e ricacciata come già aveva fatto la sera prima "non me ne frega nulla, non sono interessato".
Serena aveva provato l'ultima carta a sua disposizione "suvvia, potreste parlarne con il Barone..."
Lui, piuttosto adirato per l'insistenza le aveva raccontato una breve storiella "durante la guerra tra Camarilla e Sabbat mi avevano promesso soldi, vene, un posto di comando e io e alcuni miei amici ci eravamo imbarcati in questa azione, sapevamo essere pericolosa ma potevamo uscirne bene. Malgrado l'ottimismo non andò così. Vennero dei ghoul e mi ridusserò come mi vedi ora e ai miei compagni toccò una sorte peggiore. Non mi interessa, voglio essere lasciato in pace".
Serena a quelle parole dovette arrendersi "comunque sia vi lascio un biglietto, qui troverete un posto sicuro e sangue, potrete venire quando volete" poi si era allontanata desolata.
"Barone, ho riprovato con il Vile che vive al parco ma non ne vuole sapere, gli ho offerto tutto ciò che potevo ma non c'è stato nulla da fare".
Mister Lowkay sembrò preoccupato, "se non sta dalla nostra parte, potrebbe essere che arrivi ad esserci contro. In futuro dovremo prendere dei provedimenti".
La notte terminò veloce, e Serena, prima di coricarsi diede ordine di spostare la propria residenza. Bisognava approntare un nuovo bunker di sicurezza e allestire nuovi allarmi.
La notte successiva non avendo ancora avuto notizie di Olivia mi recai da Mark. Lui di tanto in tanto fungeva da mia spalla o guardia del corpo. Quando gli dissi che ci sarebbe stato da menar le mani ne fu entusiasta.
"Vado a prendere i ferri e partiamo" mi disse salendo in casa.
Io, mentre riflettevo sul piano da attuare una volta incontrati i due ragazzi della sera prima presi una telefonata.
"Pronto, parlo con Jeff" la voce era bassa e non la riconobbi.
"Chi lo vuole?" dissi guardingo.
"Sono un amico di Olivia, o meglio ho la sua rubrica e il suo telefono".
"Cosa le hai fatto?" chiesi avendo capito con chi stavo parlando.
"Non è morta, se è questo quello che ti preoccupa. Ma ha parlato, oh sì che ha parlato. E se vuoi che torni a casa devi sparire, devii dimenticare tutta la faccenda".
Combattuto chiesi di poter parlare con lei e dopo qualche istante l'uomo mi passò la mia ghoul.
"Fai quello che ti dice, per favore..."
La sua voce era roca e sicuramente aveva pianto, sembrava stanca e provata.
Tornò al cellulare l'uomo "hai capito? Non farti più vedere".
Non sapendo come reagire lì per lì decisi di guadagnare tempo.
"Va bene, ma tu lascia andare Olivia".
"La lascerò andare quando sarò sicuro che avrai lasciato Detroit"
"Va bene" dissi prima di chiudere la telefonata.
Ero furioso, vidi Mark tornare e mostrarmi la pistola "allora andiamo?" disse baldanzoso.
"Non se ne fa nulla, tutto rinviato" dissi mestamente "le cose sono cambiate".
Mark non aggiunse altro.
"Ritieniti libero, ti farò sapere" gli dissi, poi mi incamminai verso il locale del Barone, avevo bisogno di parlare con lui...

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