mercoledì 30 marzo 2016

Brethil

Nessuno saprebbe dirvi quanto dormì, ma la leggenda narra che Una mattina, appena spuntò il sole Brethil si ritrovò accovacciata ai piedi di quatro alberi maestosi. Non aveva alcuna memoria di ciò che le era capitata e di come fosse arrivata in quella foresta, gli ultimi ricordi, per altro molto confusi, erano brutti, la foresta era in fiamme e creature screziate di blu e verde stavano inseguendo degli elfi, le loro urla si mescolavano ai lamenti delle piante che agitavano i loro rami infiammati forse cercando di spegnere quei guizzi cremisi.

Tenendo gli occhi chiusi e stringendo le braccia attorno al torace tentò di ricordare cosa le fosse capitato, poi aprì gli occhi guardandosi attorno "e se fosse stato solo tutto un sogno?" si domandò in preda allo sgomento lasciato dalla visione, poi decise di rituffarsi nella visione.
Vide se stessa, da prima tentata di fuggire, poi prendere dalla borsa il flauto che aveva intagliato per lei suo padre e soffiare al suo interno coprendo con le lunga dite affusolate i buchi sovrastanti ritmicamente.
La melodia, immeditamente quasi impercettibile aveva ben presto preso vigore e senza che lei se lo potesse spiegare aveva messo letteralmente le ali agli elfi che avevano accumulato distanza dai loro furenti inseguitori.
Ora sembrava che vedesse la scena con gli occhi di lei nella visione, Brethil, aveva seguito la corsa forsennata di prede e cacciatori continuando a suonare, poi, quando la musica le si spense in gola, aveva riposto il flauto e frugando nella borsa aveva trovato cinque pietre, fredde e di colore diverso  erano state levigate dal fiume che scorreva vicino a casa sua, quando le strinse nel suo piccolo pugno sprigionarono una luce chiara e un calore inimmaginabile. Corse veloce e si nascose dietro un albero maestoso, passarono gli elfi oramai visibilmente affannati dalla corsa e qualche secondo dopo le creature che li inseguivano, questi al contrario, per nulla stanchi, avrebbero presto guadagnato nuovamente terreno e sicuramente avrebbero raggiunto i guardiani del bosco.
Una voce risuonò nella sua testa "salvali, solo loro possono guarire il bosco".
Brethil riaprì gli occhi, il cuore le batteva forte e si domandò se davvero aveva vissuto tutto questo, fu tentata di aprire la borsa che stava ai suoi piedi per frugare al suo interno, cercare il flauto e magari anche le pietre, poi la curiosità si impadronì nuovamente di lei, appoggiò nuovamente la testa sulla radice, chiuse gli occhi e senza che dovesse pensarci la visione riprese da dove l'aveva lasciata.
La folletta ora stava stringendo il pugno che tenevano le pietre, lo strinse talmente forte che le nocce delle dita divennero bianche, poi avvicinò il pugno alla bocca e pronunciò con impeto "nai hiruvalyes!" a quel punto quasi meccanicamente, come se lo avesse fatto altre volte, allungò il braccio verso le cinque creature che si stavano allontanando e aprì il palmo della mano rilasciando le pietre colorate.
Le pietruzze, come per incanto, presero a seguire i cinque mostri e accelerando li colpirono e uno dopo l'altro caddero a terra.
Nella visione avvertì come se fosse propria, la stanchezza impadronirsi della folletta, attraverso i suoi occhi vide il bosco attorno a lei, il fuoco sembrava essersi estinto, quindi il buio calò sulla visione e Brethil pensò che la folletta avesse deciso di dormire, dormire lì proprio dove ora era appoggiata,  ad una radice sporgente di una vecchia betulla. (Foto di Davide Eddy Ederle)

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?