giovedì 31 marzo 2016

Brethil/2

La piccola folletta una volta riavuta dal sogno piuttosto inquietante decise di andare a vedere il bosco, non ricordava, se non in quel sogno, di aver mai percorso quei sentieri intricati tra la vegetazione eppure ad ogni passo odori e rumori gli ricordavano una vita passata che era svanita di colpo. Cosa le era successo durante la notte?

Camminò per ore nel bosco salterellando a destra e a manca, guardò le foglie, i tronchi e persino gli arbusti, non vide alcun segno del fuoco che aveva sognato, poi si concentrò sul terreno sperando di intravedere delle impronte, quelle grosse creature di cui non conosceva il nome e fino a quella mattina neppure l'esistenza sembravano assai pesanti e quindi avrebbero dovuto lasciare tracce del loro passaggio.
Camminò fino a quando, nel tardo pomeriggio, non incappò in quella che le sembrò essere un rimasuglio di impronta. Larga più del doppio del suo piede non riuscì a valutarne la lunghezza, ma riconobbe tre delle cinque dita di cui era fornita la creatura. Dita larghe e pesanti che erano affondate nel terreno lasciando dei buchi profondi qualche centimetro.
Brethil rabbrividì e si guardò attorno, proprio in quell'istante si alzò una leggera brezza e al suo naso sopraffino giunse l'odore inconfondibile di legna bruciata.
Fece qualche balzo fuori da quel sentieri nascondendosi in mezzo ai rovi di un cespuglio i cui fiori rosa le lasciarono un profumo intenso sulle lunghe vesti.
La folletta chiuse gli occhi e sentì gli uccellini cinguettare di un incendio scoppiato all'improvviso e poi spento a fatica dalle creature del bosco. Riaprì gli occhi e sobbalzò "da quando conosceva il linguaggio degli uccelli?".
Si mosse nuovamente e le sembrò di vedere un ombra veloce muoversi tra le piante, "fermati, non voglio farti nulla!" disse prendendo ad inseguirla.
L'ombra sembrava muoversi molto agevolmente tra le piante, se inizialmente aveva creduto di vederla balzare tra un cespuglio e l'altro ora credette di vederla volare sopra gli arbusti e poi arrampicarsi veloce sul tronco bitorzoluto di un vecchio acero.
Brethil si fermò esattamente sotto il maestoso albero e portando la mano destra alla fronte per ripararsi dai raggi del sole, guardò verso le fronde per vedere se qualcuno fosse salito fin lassù "scendi, voglio solo parlare con te" disse sperando che quella creatura avesse il coraggio di scendere.
Vide nuovamente l'ombra affusolata spostarsi da un ramo all'altro e poi appiattirsi contro il tronco ad una decina di metri dal suolo.
Prendendo coraggio iniziò a scalare il tronco di quell'albero centenario, all'inizio il fiato le divenne corto e più volte pensò di fermarsi, poi giunta a quasi due metri dal suolo, le risultò più facile salire, come se lo avesse già fatto altre volte.
Raggiunto un ramo piuttosto grosso che pensò potesse reggere il suo peso vi si issò e si guardò attorno. Da quell'altezza il bosco sembrava molto più piccolo, le piante erano disposte in maniera ordinata e le parve di vedere anche alcune costruzioni tra i rami di un gruppo di noci. Una volta sbirciati i dintorni si concentrò sulla ricerca dell'ombra che era salita prima di lei. Il sole filtrava tra le foglie e rendeva difficile vedere qualunque cosa fosse nascosta a ridosso di rami e tronchi, poi, quando già pensava di aver perso ogni speranza e che sarebbe stato meglio scendere, la vide.
Senza dire nulla si gettò all'inseguimento, balzò di ramo in ramo, salì ancora qualche metro e poi, quando fu a portata allungò il braccio per afferrarla, fu questione di un battito di ciglia, poi l'ombra scomparve e lei rimase sola sull'albero.
Brethil sbuffò "ma non è giusto, io volevo solo parlarti".
Solo il vento rispose alla sua frase rivolta all'ombra scomparsa di lì a poco.
E nel vento lei avvertì una voce "vieni al lago e parleremo".
La giovane folletta frugò nei suoi ricordi sperando di trovare l'ubicazione del lago, poi, da quell'altezza favorevole si guardò attorno ma non vide nulla che potesse anche solo lontanamente assomigliare ad uno specchio d'acqua.
Il suo stomaco iniziò a brontolare, si stava avvicinando il mezzogiorno, doveva trovar qualcosa da mettere sotto i denti, si tastò il fianco dove solitamente teneva la borsa a tracolla ma non la trovò, poi guardando verso le radici dell'acero la vide, l'aveva lasciata appoggiata al tronco, probabilmente pensando che le sarebbe stata d'intralcio nella salita.
Si guardò nuovamente attorno, il vento era cessato e udì solo il cinguettio di due pettirossi che si erano posati qualche ramo più distante. Con suo rammarico non riuscì a capire cosa si stessero dicendo, provò a chiudere gli occhi come aveva fatto in precedenza ma anche questa volta il cinguettio restò tale, riaprì gli occhi e scosse il capo, guardò nuovamente la borsa che giaceva sul terreno e iniziò lentamente a scendere.
La discesa le parve molto più veloce e semplice della salita e quando i suoi piedi toccarono terra si sentì sollevata, mosse le braccia un po' indolenzite, poi chinandosi prese la borsa e ne tirò fuori due larghe foglie avvolte in una pastella biancastra.
Girò e rigirò tra le mani quel cibo strano, non ricordava di aver mai assaggiato nulla che potesse anche solo lontanamente assomigliare a quella pietanza ma poi si disse che se l'aveva nella borsa poteva essere il suo cibo preferito o almeno quello di cui si nutriva più spesso.
L'addentò e il sapore le fu gradito al palato, lo stomaco reclamò nuovamente e lei sbocconcellò allegramente quei due involti.
Finalmente sazia, trotterellò per il bosco, questa volta senza curarsi di cercare tracce che facessero rieferimento al sogno e in breve tempo trovò ad intralciare il suo cammino un torrrentello, si chinò e si specchiò nelle acque tumultuose, quando immerse una mano trovò l'acqua gelida, giunse le mani e facendone una coppa si dissetò, sorrise e quasi immediatamente una grossa trota guizzò fuori dall'acqua facendo un salto esattamente davanti a lei e schizzandola tutta.
Il pesce si rituffò in acqua e scomparve tra i flutti.
Doveva trovare il lago, voleva conoscere l'ombra che aveva inseguito tutta la mattina, e soprattutto sperava di avere delle spiegazioni sul sogno che ancora la tormentava.
Guardando il corso d'acqua decise di seguirne la corrente, sperando che andasse a sfociare nel lago di cui aveva sentito parlare il vento.
Non ci volle molto, il fiume al suo fianco divenne via via più placido e largo, guardando l'acqua vide un nuvolo di girini che si affrettavano a nuotare vicino a riva, poi notò un grosso pesce avvicinars probabilmente per pasteggiare, d'istinto prese un sasso e lo gettò nel fiume. I girini si separarono disperdendosi e il pesce scomparve sul fondo.
Poi alzando nuovamente lo sguardo lo vide, il lago, contornato da alti pioppi con le sue acque azzurre e leggermente increspate, sembrava stesse aspettando solo lei. (Foto di Davide Eddy Ederle)

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