lunedì 18 aprile 2016

Aracnidi


L'elfo e il mezzo drow si incaricarono di recuperare i tre bozzoli. Il primo, dopo essersi inginocchiato e aver richiamato alla mente le parole dell'incantesimo iniziò a fluttuare nell'aria. Il secondo, che da sempre aveva dimostrato grande prova di agilità iniziò a scalare la montagna, arrivò all'altezza a cui era arrivato il mago sulla collina adiacente e poi con flemma lo superò continuando ad aggrapparsi alle rocce con le mani e con la punta dei piedi.
Arrivarono quasi in contemporanea.
Il mago prese ad osservare il bozzolo bianco che aveva davanti a sé, all'interno scorse un corpo, era piccolo e magro, sicuramente una donna, il suo corpo era avvolto da un abito lungo scuro e gli occhi erano chiusi come se fosse sprofondata in un sonno innaturale.
L'elfo cinse in un abbraccio il bozzolo e poi recitando le parole dell'incantesimo precedente al contrario iniziò la discesa.
Alak, guardò i due bozzoli e andò a scegliere quello più piccolo. La scelta in effetti non fu affatto facile, infatti le due sagome erano alte uguali, ma egli, avvicinandosi prima all'una, poi all'altra riuscì a distinguere dei particolari importanti.
Il primo bozzolo doveva sicuramente contenere un uomo, alto e muscoloso, era vestito con una leggera armatura in quoio e delle braghe comode, sulla testa portava uno strano copricapo. La seconda prigione, doveva sicuramente contenere una donna, capelli lungo ramati, le scendevano fino quasi a coprirle tutta la schiena, una veste corta metteva in evidenza le gambe esili.
Il mezzosangue, decise di portar giù quest'ultima, avrebbe faticato sicuramente meno e non avrebbe rischiato di ruzzolare lui e il bottino fino a valle.
La discesa fu più lenta della salita, si mise il bozzolo sulle spalle come se fosse un ingombrante sciarpa e poi iniziò a cercare la via migliore aggrappandosi alle rocce che spuntavano o alle rientranze nella parete.
Quando arrivò a metà della discesa vide Shin procedere verso l'alto per recuperare il terzo prigioniero, sorrise e trovando un buon appiglio continuò la discesa fino a quando non sentì delle grida sotto di lui.
A terra, Khellendrox andò ad osservare la prima sagoma avvolta nel biancastro bozzolo, tentò di tagliarlo con l'ascia ma non ci riuscì, poi la sua attenzione fu attirata dal richiamo di Alartes "attento!".
Si guardò attorno e vide un aracnide piuttosto grande che guardava nella sua direzione.
Otto zampe che sembravano di pietra gli davano una buona velocità, ma quello che spaventò di più il nano fu la conformazione del corpo. Gli ricordò in tutto e per tutto un teschio umano.
Alartes sguainando la spada si porto al fianco del chierico, poi guardò a che punto fosse la discesa di Alak e la risalita del mago, quindi prendendo lo spadone con entrambe le mani si preparò allo scontro con la creatura che li stava raggiungendo.
Fili bianchi e appiccicosi si diramarono dalle zampe anteriori del ragno, e andarono a posarsi ai piedi del nano che immediatamente indietreggiò di un paio di passi, poi cercando la giusta concentrazione iniziò a recitare la preghiera di aiuto al Divino.
Alartes, per nulla intimorito avanzò e ingaggiò duello con la creatura. Calando la spada su una delle zampe del ragno, saggiò la robustezza di quelle ossa, la lama si illuminò di blu e un leggero strado bluastro circondò l'arto immobilizzandolo.
Il ragno, rallentato per la perdita dell'uso di un arto non si diede per perso, girò verso il guerriero e spalancando le fauci tentò di morderlo.
Piccole e numerose zanne si strinsero intorno alla gamba di Alartes che urlò di dolore, poi dalla gola della creatura uscì un liquido giallo che andò a lacerare la carne già martoriata.
Il guerriero, malgrado il dolore e la ferita, colpì il proprio aggressore sulla sommità del corpo ma la lama rimbalzò sulla dura corazza.
"Fatti da parte" disse Khellendrox allungando entrambe le mani verso il ragno. La creatura, sentendo le parole dell'altro invasore del proprio territorio, spostò l'attenzione su di lui, Dalle zampe laterali si svilupparono dei filamenti bianchi che andarono a coprire una parte del corpo di Alartes, poi aprì la bocca per inondare di acido il chierico, ma Khellendrox fu più veloce, e dalle sue dita si diramarono dei piccoli fulmini che andarono a colpire l'aracnide stordendolo.
Alartes, dolorante e intrappolato dalla ragnatela del ragno non riuscì a sferrare un nuovo attacco, ma si preoccupò di liberarsi dalla ragnatela che stava già agendo sul suo corpo martoriato immobilizzandolo.
La lama della spada recise i filamenti che caddero a terra dissolvendosi.
Nel frattempo Alak era riuscito a terminare la discesa, e una volta depositato il corpo della donna a terra fece un balzo verso il ragno. Durante il volo, prese entrambe le spade corte e compiendo una mezza capriola andò a cadere sul dorso del corpo del ragno ancora stordito per l'incantesimo del chierico.
Alak, da quella posizione favorevole vide delle piccole crepe nel corpo osseo dell'aracnide e con precisione chirurgica andò a conficcarci le due spade spingendo poi con forza verso destra e sinistra per allargare quelle fenditure.
Il nano brandendo il martello delle anime, lo calò con tutta la sua forza su una delle zampe anteriori che andò in frantumi.
Il ragno, martoriato, e immobile subì un nuovo attacco da parte del mezzo drow e vedendosi sconfitto allargò le fauci e dalla sua gola uscì un fischio acuto.
Alartes, lasciando la spada, si portò immediatamente le mani alle orecchie, così fece anche Alak che lasciando le due spade piantate nel corpo del ragno cercò di limitare il suono.
Il nano, invece, non fu abbastanza veloce e quel suono lo stordì facendolo cadere a carponi.
La peggio probabilmente, la ebbe l'elfo che in quel mentre stava riportando verso terra la terza sagoma imbrigliata nel bozzolo bianco.
Quel suono acuto gli fece perdere la concentrazione e quindi si ritrovò non più a fluttuare lentamente verso terra, ma a precipitare al suolo.
Quando lo raggiunse, si udì un rumore sordo, segno che qualche ossa si era frantimata per colpa dell'urto violento.
Lasciò la presa e il bozzolo ruzzolò verso terra cozzando su alcune rocce.
Il ragno, dopo aver emesso quell'acuto morì, ma sul suo volto informe si dipinse un ghigno di vittoria. Alak sfilò le spade dal corpo morto del nemico e scese andando a valutare le condizioni del nano che sdraiato sembrava essere svenuto.
Alartes, dopo aver recuperato la spada, riuscì a liberarsi del tutto dalle ragnatele, ma la gamba martoriata dai denti del ragno e da quel liquido giallastro era piuttosto mal ridotta e bisognosa di cure.
Shin respirava a fatica lamentandosi sommessamente, poi trovando nuovamente la giusta concentrazione iniziò a curarsi. Dopo si sarebbe occupato dei tre corpi che avevano recuperato, dopo.

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