mercoledì 6 aprile 2016

Il bardo e la storia di Eldraldrir


Nella taverna c'era fermento, gli avventori si erano ammucchiati intorno ad un ometto buffo e piccolino, teneva in mano uno strumento a corde e pizzicava delicamente quelle corde che riproducevano un suono soave.
Si schiarì la voce e iniziò a cantare di una valle nebbiosa e di un trio speciale.
Khellendrox che si era messo in disparte come suo solito, conosceva già quella storia, e conosceva le tre protagoniste. Le aveva incontrate subito dopo quei fatti nella piccola cittadina di Eldraldrir nel palazzo del sultano.
Il cantastorie pizzicò la corda più spessa del suo strumento e cantò "Il sultano aveva chiamato a sé le tre ragazze per cercare la propria amata figlia e loro, senza paura e senza indugi erano andati nella valle delle nebbie dove i guerrieri del sultano erano stati sconfitti e dispersi da una creatura orribile".
Gli uomini assiepati intorno al bardo trattennero il fiato cercando, probabilmente, di immaginare che aspetto avesse questa creatura, il piccolo musico tolse loro dall'imbarazzo "verde e altissima, si muoveva veloce scomparendo a tratti nella nebbia giallastra che si alzava dal terreno. Le sue quattro braccia terminavano con mani lunghe e unghie affilate come coltelli del Glitai. Uno solo dei soldati tornò nella capitale e riferì, ancora tremante di aver visto lui stesso morire tutti gli altri suoi compagni, uno a uno erano caduti e scomparsi nel terreno.
Le tre ragazze erano partite immediatamente e a cavallo avevano raggiunto il limitare della valle, poi, visto il terreno fangoso, avevano abbandonato le cavalcature e avevano percorso il sentiero a piedi.
La ragazza dal viso felino aveva preso la testa del gruppo, la sua vista acuta e il suo fiuto infallibile erano adatti a scovare insidie e pericoli anche se ben celati da quell'ambiente lugubre e malsano. Dietro di lei Daarya e Demasya procedevano lentamente.
La nebbia giallastra come aveva descritto l'unico superstite della spedizione iniziò a salire dal terreno paludoso, LuccyLi alzò il braccio destro e chiuse il pugno, le altre due le si fecero vicine e mentre Daarya preferì preparare l'arco lungo, Demasya legò lo scudo tondo al braccio sinistro e impugnò la spada preparandosi alla battaglia.
Dal terreno salirono delle piccole luci che esplosero tutte intorno a loro, piccoli teschi andarono a formarsi da quelle esplosioni e creature demoniache si strinsero attorno alle tre ragazze.
Le frecce di Daarya e LuccyLi andarono a segno al centro dei crani ingialliti dal tempo e pure la lama affilata di Demasya recise ossa vecchie di secoli.
Le creature salite dalle acque paludosi furono tutte sconfitte prima che potessero infliggere a loro volta danni e le tre ragazze tornarono a camminare sul terreno".
Il nano ascoltando il canto del bardo tornò ad immaginare quelle creature non morte e al coraggio delle ragazze nell'affrontarle, ritornò indietro negli anni, quando anche lui per la prima volta si era scontrato con tali creature e alla ferita profonda che aveva subito Alartes tramutato poi lui stesso, fortunatamente per breve tempo in una creatura del crepuscolo. Il bardo bevve un sorso della birra scura che teneva davanti a lui, poi tornò a pizzicare le corde e riprese a cantare.
"La ragazza dai tratti felini vide davanti a sé una creatura altissima, aveva quattro braccia che agitava velocemente, dalla sua bocca sdentata uscitavano parole melliflue e LuccyLi riconobbe un'antica magia.
Recitando a sua volta un contro incantesimo tentò di alzare il tono della propria voce per sormontare quella del mago nemico. Il vento portò con se entrambe le parole disperdendole.
Daarya e Demasya si misero davanti alla piccola maga a protezione del suo operare arcano.
La creatura enorme si avvicinò e protendendo le braccia colpì velocemente entrambe le donne. Demasya riuscì a ripararsi con lo scudo mentre Daarya, non avendo scudo dovette retrocedere di un passo e poi fulminea incoccò una freccia che si conficcò nel petto della creatura verdastra.
LuccyLi terminò la sua magia e dal terreno spuntarono rovi spinosi che andarono a imprigionare le lunghe e affusolate gambe del nemico che si ritrovò così intralciato nel suo procedere. Daarya, incoccò una nuova freccia e non essendo più minacciata da vicino trovò il tempo di mirare al meglio, la sua freccia si infilzò tra gli occhi della creatura che sollevò il capo urlando di dolore, poi con due delle quattro mani si prodigò per estrarre quella freccia.
Nel medesimo istante Demasya ne approfittò per balzare sul nemico e colpirlo con la spada, il colpo fu preciso e potete e uno degli arti si staccò dalla spalla cadendo sul terreno fangoso e sprofondando nell'acquitrino.
LuccyLi, nel frattempo si era inginocchiata a terra e aveva ripreso a declamare i versi in rima di un nuovo incantesimo".
Khellendrox immaginò la battaglia ottimamente descritta dal bardo, guardò gli avventori e immaginò che tutti fossero impegnati loro stessi nella battaglia.
Il piccolo cantastorie riprese a narrare la vicenda percuotendo nuovamente le corde del suo strumento.
"Il mostro tornò ad infierire, questa volta i suoi artigli arpionarono la fresca carne del viso di Daarya, Demasya girò attorno al nemico e gli staccò un secondo arto, Daarya si divincolò e usando l'arco come arma colpì la faccia ossuta del proprio assalitore, buona parte del naso e uno zigomo vennero spazzati via.
LuccyLi, chinata sul terreno si sentì afferrare, due mani fuoriuscirono dalle acque e si strinsero sui suoi polsi trascinandola nella palude, cercò di opporre resistenza e perdette così la concentrazione dell'incantesimo.
La creatura mostruosa girò la testa innaturalmente di trecentosessanta gradi e guardò fisso negli occhi di Demasya che si sentì perduta, lasciò cadere la propria spada in preda al panico, il suo aggressore roteò un braccio e i suoi artigli affondarono nel ventre della donna che urlò di dolore.
Daarya non avendo lo spazio per incoccare una freccia la prese dalla faretra e usandola come spada la infilzò nel petto del nemico.
LuccyLi spalancò le fauci e morse una di quelle mani ossute che le stringeva i polsi, la presa si sciolse ed ella riuscì a tornare in posizione eretta riprendendo a ripetere le parole dell'incanto".
Gli avventori presero fiato, una giovane cameriera portò un vassoio ricolmo di pinte di birra che tutti bevvero in un sol sorso.
Il bardo riprese a cantare "Demasya se pur dolorante ritrovò la forza per riprendere la spada e scaricando tutta la rabbia che aveva in corpo colpì il proprio aggressore staccandogli anche il terzo braccio. Oramai mutilato dovette desistere dall'attaccare e dette solo poche parole scomparve alla loro vista.
LuccyLi terminò il suo incantesimo 'ho trovato la ragazzina, seguitemi'.
Camminarono in fila indiana, stando attente a dove mettevano i piedi alla loro destra videro un piccolo tempietto immerso nella vegetazione lacustre, entrarono e scesero dei gradini di pietra, alla fine dei quali trovarono la prigioniera, era legata vicino al muro, trattenuta da spesse catene. Quando Daarya s avvicinò comparve davanti a lei il mostro che tentò di affondare i propri canini nel suo collo ma la donna fu rapida e riuscì a schivare quell'attacco repentino, al suo fianco ne approfittò Demasya che con la spada non ci pensò due volte a decapitare il nemico.
Daarya si avvicinò alla ragazzina e iniziò ad armeggiare con la serratura delle catene, fu per lei un gioco da ragazzi aprirle, poi LuccyLi fece un piccolo incantesimo e la figlia del sultano si addormentò 'la porteremo più facilmente con noi' si giustificò, poi le tre ragazze e la giovane tornarono sui loro passi verso la capitale".
"Il viaggio di ritorno non fu meno pericoloso e pieno di insidie - disse il bardo - ma questa è un'altra storia e ve la racconterò la prossima volta".
Gli avventori applaudirono e a loro si unì anche Khellendrox malgrado conoscesse già quella storia restava sempre affascinato da come il bardo aggiungesse particolari all'avventura delle tre ragazze. Poi si avvicinò e salutandolo gli disse che avrebbe potuto bere e mangiare a sue spese per quella sera.

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