sabato 9 aprile 2016

Le avventure di Arthur McKhellen

La notte, passata quasi insonne aveva lasciato tracce evidenti sia su Arthur che sull'attore che pur essendo più del primo continuò a sbadigliare fino all'arrivo in porto. Il turco, fu di parola, aveva detto che avrebbe accompagnato la compagnia fino a Luxor e poi, lui, avrebbe proseguito il viaggio e così fece, dopo aver salutato brevemene, salì su un nuovo battello e lo videro allontanarsi.

Nel sito archeologico raggiunsero Carter che andò loro incontro tutto eccitato "l'ho trovata, l'ho trovata".
Il suo socio molto più pragmatico si fece spiegare cosa e dove avesse trovato il sito, l'uomo, visilmente accaldato non spiccicò parola, al contrario ci condusse tutti davanti allo scavo.
Alcuni uomini stavano picconando una stretta fenditura nella roccia "penso si tratti di una camera sepolcrale" disse Carter.
Il russo parlò immediatamente con Burton, anche lui sembrava su di giri "dobbiamo assolutamente fare delle riprese, ci pensate, la scoperta di una tomba in diretta".
Il regista non mosse nessuna obiezione, si voltò verso Carter e il suo socio, poi attese. McKhellen sembrava il meno interessato allo scavo, immerso nei propri pensieri si fece accompagnare alle tende dove andò a cercare un po' di refrigerio.
Finalmente il lavoro di scavo permise a Carter di entrare e ispezionare per primo la camera sepolcrale, dietro di lui il russo volle assolutamente entrare curioso.
L'inglese, dopo aver visionato distrattamente l'unica cosa interessante della stanza spoglia guardò l'attore che l'aveva seguito, l'espressione del suo viso non riuscì a tradire la delusione "solo pochi geroglifici e anche poco chiari" disse muovendo i passi verso l'uscita.
Quando uscì Burton aveva iniziato a girare, affacciandosi allo scavo valutò che fosse difficile se non impossibile fare le riprese "c'è troppo buio, non verrebbe nulla" disse al giovane russo che stava ancora guardando le iscrizioni sul muro.
"Alcuni uomini sono ammassati e davanti a loro creature sicuramente diverso ma comunque sempre dello stesso tipo guardano una creatura più grande che indossa una maschera dalla quale scruta tutti con occhi marroni".
Arthur tornato presso lo scavo parlò brevemente con Carter, il quale gli fece cenno di entrare, poi diede ordine a due operai di picconare alla destra del graffito "ci deve essere una seconda camera, ne sono certo".
Arthur entrò tenendo una torcia in mano e illuminando i dintorni, in effetti la camera era completamente spoglia, il soffitto basso e le pareti levigate davano un'aspetto claustrofobico all'ambiente e malgrado avesse pensato di trovare un po' di fresco, anche lì sotto il caldo era quasi insopportabile.
Si affiancò all'attore e senza fiatare guardarono i glifi, poi, portarono lo sguardo sui due operai che stavano picconando la parete, fu questione di un attimo e dopo poco furono investiti da un liquido nerastro che li avvolse e li attirò all'interno della cavità.
Tutto iniziò a vorticare, videro degli occhi che li stavano fissando e sir Arthur notò anche un'altra figura, enorme, sbucata da chissà dove che stava per arrivare. Chiuse gli occhi spaventato e quando li riaprì si ritrovò sdraiato su una superficie sabbiosa di colore nero. Poco distante i due lavoratori non se la passavano troppo bene, il primo era in una posizione innaturale e sembrava morto o comunque spaventato a morte, tanto che quando il giovane russo gli si avvicinò fece un salto per poi tornare nella posizione originale. Il secondo era sdraiato, visibilmente ferito sanguinava copiosamente, notai poco distante il piccone, il manico si era spezzato e la lama superiore era sporca di sangue.
Il russo si avvicinò a me e dopo aver guardato l'unica luce fioca che illuminava quella zona mi intimò di alzarmi.
"Dobbiamo andare" disse cercando di convincere più sé stesso che McKhellen.
L'uomo si alzò, si spazzolò la camicia che aveva raccolto parecchio di quel pulviscolo nero e i due si incamminarono.
Il territorio era praticaente unico nel suo genere e assai ripetitivo, quella valle a dir poco infinita era composta da una serie di piccole collinette di quella sabbia scura.
Ad un certo punto l'attore prese il piccone e colpì il terreno per vedere quanto fosse duro, il rumore prodotto da quel gesto sconfortò i due viaggiatori.
"Dleng" rumore tipicamente metallico si riprodusse dal colpo dato con forza e il giovane russo scosse il capo "ma come è possibile?".
Arthur ancora scosso per la visione avuta precedentemente non rispose a quella domanda, si fermò a guardare il corpo celeste fonte dell'unica fioca luce, sembrava non essersi mosso in cielo, cosa assai strana visto che sembrava un'eternità che i due stavano camminando.
Improvvisamente qualcosa cambiò nel terreno circostante, i due arrivarono vicini ad un canyon, largo alcune decine di metri era composto da una parete liscia metallica che scendeva  a strapiombo per circa dodici metri, e dall'altra parte i due videro nuovamente le solite collinette a riprendere la monotonia del territorio.
"Io scendo" disse il russo cercando di capire come procedere.
"Io non ci penso neppure" disse di rimando McKhellen tremando vistosamente "ci andremo ad ammazzare sicuramente".
"Non temere" furono le ultime parole del giovane che poi scomparve sotto lo strapiombo. Arthur scosso non ebbe il coraggio di guardare neppure la discesa, solo quando sentì un urlo e poi un tonfo attutito si decise a sbircare nello strapiombo.
L'attore era precipitato da basso ma sembrava essere incolume, infatti dopo qualche secondo si era rialzato, aveva guardato verso l'alto e aveva sorriso.
"Tutto bene?"
"Sì, tutto bene. C'è una strana venditura nel metallo e nella caduta mi pare di aver visto un villaggio, probabilmente è abbandonato ma voglio dare un'occhiata".
McKhellen sdraiato sulla riva del canyon seguì la scalata del suo socio "se trovi una corda lanciamela, vedrò di trovare il coraggio di scendere".
Il russo ricordò di aver visto una cosa simile nel suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, un villaggio indiano scavato nella montagna e abbandonato misteriosamente.
Questo si rivelò ai suoi occhi del tutto identico. Trovò degli antichi attrezzi agricoli, una corda, e due strani oggetti metallici di cui non seppe spiegare l'utilizzo.
Tornò verso il ciglio della fenditura e lanciò la corda sopra di sé dove Arthur la prese e dopo averla fissata ad una delle asperità della parete iniziò a scendere.
Il tutto filò liscio, la discesa non fu affatto faticosa e i due si ritrovarono a ispezionare il villaggio abbandonato.
"Deve esserci un'uscita" disse il russo entrando nell'ultima delle piccole abitazioni abbandonate "dovremo scavare qui e quasi sicuramente troveremo la via d'uscita".
Arthur ancora molto spaventato non disse nulla e iniziò ad imitare il compagno di sventura che preso un piccone stava bucando la parete rocciosa.
McKhellen, stanco per il lavoro fatto si asciugò la fronte e guuardò alle se spalle, la luce, che poteva essere la luna come qualunque altro astro celeste, sembrava essersi spostato a destra, ma la cosa che lo inquietò maggiormente fu la comparsa di un ombra che arrivava fino a loro.
Si rimise a picconare e finalmente la parete crollò sotto i loro colpi.
Oltrepassata la soglia artificiale si ritrovarono in una stanza quasi del tutto identica a quella che aveva trovato Carter. Il buio era quasi totale, girarono attorno sperando di trovare una via d'uscita ma non la trovarono, fu allora che alle loro spalle sentirono un rumore sordo, un rumore metallico, sembrava essere lontano ma quando risuonò nuovamente parve essersi avvicinato. Arthur fu preso dal panico "dobbiamo fuggire" disse tornando sui suoi passi a riprendere il piccone "dobbiamo scavare nuovamente e aprirci un varco".
Il russo lo guardò molto più calmo "faremo così, scaveremo esattamente dove stavano scavando i due poveracci che ci siamo lasciati alle spalle".
I due ripresero a picconare e di tanto in tanto dietro di loro avvertivano il suono metallico farsi più insistente e vicino.
Anche in questo caso si poterono ritenere in parte fortunati, infatti proprio mentre sembrava che la presenza alle loro spalle fosse arrivata molto vicina, la parete davanti a loro cedette di schianto e un liquido nerastro li avvolse come già aveva fatto all'inizio della loro disavventura e stremati si ritrovarono nella caverna dove tutto era iniziato.

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