venerdì 8 aprile 2016

Le avventure del vampiro Jeff Khell

Le notti passarono velocemente, mi stavo abituando a quella vita, raccogliendo informazioni, vendendole e sfruttando la sennecchiosa e annoiata popolazione di una Detroit sempre più in declino.
Una sera Johnatan mi mandò a chiamare, inizialmente pensai che Todd avesse spifferato il tutto a Johnatan, mi sarei dovuto inventare qualcosa lì per lì, qualcosa di credibile. Entrai nella stanza semibuia, Johnatan stava parlando con un altro vampiro equando entrai mi fece un cenno con il capo indicandomi una sedia. Mi sedetti e tentai di non impicciarmi della discussione che stava avvenendo poco distante, naturalmente mi fu difficile, oramai ero abituato ad ascoltare, immagazzinare informazioni.

I due, probabilmente sapevano di questo aspetto della mia natura e quindi abbassarono ulteriormente il tono delle loro voci che divenne quasi un impercettibile brusio.
"Jeff" disse ad un tratto Johnatan alzando la voce e mandando via il vampiro con cui aveva cospirato fino ad allora.
Lo guardai aspettandomi il peggio "devo darti un incarico molto importante".
Trassi un sospiro di sollievo, non ero stato scoperto, lo guardai e attesi impaziente.
"Dovresti partecipare ad una festa, conoscerai un vampiro molto influente, dovrai stargli addosso, ingraziartelo, fai ciò che ti dice di fare, ha un progetto in testa che potrebbe farci tutti ricchi".
Non sollevai alcuna obiezione, se me lo diceva lui, bisognava obbedire.
Mi porse un biglietto, "questo è l'invito alla festa. Ci andrai con X. Tu stai diventando bravo e voglio che lui impari da te. Avete due giorni per andare sul posto guardarvi attorno, poi andrete alla festa e mi riferirete. Tutto chiaro?"
"Sì, tutto chiaro"
"Nessun colpo di testa, farete solo lo stretto indispensabile".
"Ok, tutto chiaro" dissi nuovamente
Attese qualche istante poi schioccò le dita e quasi immediatamente entrò il suo figlioccio.
"Andrai con Jeff, dovrai osservare e fare tutto quello che ti dice di fare. Niente sbruffonaggini, mi raccomando".
Il ragazzo sorrise, noi ci conoscevamo già e non servì aggiungere altro.
Per raggiungere la zona a sud vicino al porto dovemmo camminare a lungo tra un cunicolo e l'altro, conoscevamo bene quella parte della fogna e ci muovemmo velocemente, poi, salimmo una scaletta e aprimmo un tombino.
La zona residenziale era ancora piuttosto abitata, i palazzi immersi nell'oscurità della notte sembravano figure inanimate pronte ad assalirci. Noi ci concentrammo sul negozio che ci aveva indicato Johnatan, l'insegna era spenta e la serranda abbassata, ogni tanto una luce rossa lampeggiava segnalando la presenza dell'antifurto attivo.
Restammo silenziosi attendendo che si muovesse qualcosa, ma restammo delusi. Non passò nessuno se non un tizio che dopo aver gettato una sigaretta fumata a mezzo, entrò nel negozio.
Cercai di ricordare le sue sembianze, avrei chiesto a Mark di fare delle ricerche, volevo capire se si trattasse di un vampiro o di un "rifornimento".
Buona parte della notte non accadde nulla, quindi io e X ci separammo, lui penso tornò nella propria tana, il andai al Bar Freemen dove si radunava il mio "gregge" per le loro riunioni complottiste. Entrai, e chiesi al barman se gli amici erano in sessione plenaria.
"Certo mister Jeff, vuole che li chiami?" prendendo il telefono.
"Va nulla, entro e faccio una sorpresa".
Quando entrai al tavolo ovale erano seduti in una decina, sul televisore scorrevano immagini di una base militare e subito dopo alcuni uomini in tuta anticontaminazione bianca e maschere antigas portavano fuori degli animali visibilmente morti.
"E come avete potuto vedere..." non terminò la frase sorrise al mio indirizzo "facciamo un bell'applauso a Jeff che è riuscito a liberarsi dai suoi impegni ed è venuto a trovarci".
Gli uomini e le donne attorno al tavolo iniziarono a battere le mani e temo che non avrebbero smesso se non feci un cenno "non occorre, grazie".
La riunione proseguì senza altri sussulti, poi a turno, uno dopo l'altro si avvicinarono, scambiammo qualche parola e poi si fecero "prosciugare".
Uscii dal locale che stava per albeggiare, salutai gli ultimi rimasti e veloce mi infilai in un tombino scomparendo nella fogna.
Raggiunto la casa che Jana mi aveva assegnato per quella settimana, prima di coricarmi, feci alcune chiamate, i miei "servi" avevano del lavoro.
Domandai a Mark di fare ricerche sul tizio che avevo visto entrare nel negozio, poi, successivamente chiamai Jada sperando mi trovasse informazioni sullo stabile dove il nostro personaggio misterioso aveva aperto il negozio di effetti speciali.
La sera seguente tornai a riprendere il figlioccio di Johnatan e insieme andammo nuovamente davanti al locale, avevo intenzione di prelevare in un qualche modo coloro che sarebbero entrati e poi usciti dal negozio, ma rimasi deluso, se la sera precedente c'era stato poco movimento, quella sera non si mosse proprio nulla, fra l'altro i miei contatti non mi diedero informazioni utili e quindi, salutai il mio compare e tornai verso casa.
Siccome non c'erano in programma riunioni al Freemen bar mi dovettii accontentare di un barbone che stava dormendo in un sottopasso, utilizzando uno stratagemma cambiai d'aspetto e quindi avvicinandomi di soppiatto lo morsi. Fui rapido e l'uomo non si sarebbe ricordato di nulla.
Poi venne la serata della festa, ero piuttosto nervoso, non volevo far sfigurare Johnatan e avevo la responsabilità di portarmi appresso X.
Quando arrivammo davanti al locale era sicuramente troppo presto. Mi presentai al buttafuori e gli mostrai l'invito. Lui, inizialmente fece delle storie, poi, una volta visto l'invito ufficiale ci fece entrare.
Come immaginavo il locale era vuoto, ma un ometto ossequioso ci disse che noi dovevamo salire le scale "la sala della festa privata è sopra".
Alcune cameriere stavano approntando il buffet, io e X ci sedemmo su un divanetto, spettando l'arrivo del padrone di casa.
Ad un tratto sulla soglia comparve una donna e tre ragazzotti che parlottavano tra loro, non mi aspettavo mi trattasse con benevolenza, conscio del mio aspetto ripugnante e anche di quello del mio accompagnatore ci squadrarono dalla testa ai piedi, si presentarono velocemente.
"Sono Serena Bloodworth e questi sono i miei cugini del Texas".
Appena sentii quel nome ricordai dove l'avevo già vista, si trattava di una donna in vista, alcuni mesi fa si era candidata a diventar presidente degli Stati Uniti, poi era stata travolta da uno scandalo, c'era qualcuno che diceva fosse morta, altri che era stata arrestata, altri ancora rapita dagli alieni.
Io ero rimasto a quando aveva fatto una conferenza stampa dicendo di essere un vampiro. A quelle parole ero saltato sulla sedia, pensavo che i vampiri fossero tutti brutti come la paura e stessero rintanati. Fu Johnatan a spiegarmi alcune cose che mi aprirono nuovi orizzonti.
"Piacere io sono Jeff Khell" dissi velocemente e non presentai il mio ospite.
Lei di rimando abbozzò un sorriso che si trasformò ben presto in una smorfia, poi andò a sedersi su un divanetto abbastanza lontano.
Riprendemmo a chiacchierare sommessamente fino a quando non entrarono altri invitati, un signorre ben vestito, immaginai si trattasse sicuramente un industriale accompagnato dalle sue due guardie del corpo, il primo visibilmente straniero, forse africano, il secondo alto quasi il doppio di me, vestito trasandato, doveva essere del posto.
Anche questo gruppo dopo averci squadrato si andò a sedere lontano da noi, parlarono brevemente con la senatrice Serena, sicuramente molto conosciuta in città e poi attesero l'arrivo del signor Lowkay.
Arrivò poco dopo accompagnato da un uomo, si presentò e fece portare dei calici "mi sono permesso, conoscendo la vostra natura, di far arrivare dell'ottimo sangue. Bevete".
Presi il mio calice, lo alzai in segno di benevolenza, lo portai al viso e aspirai il profumo. Leggermente speziato, non riuscii a riconoscere di che tipo di sangue avesse versato, e neppure quando lo sorseggiai lentamente riuscii a carpirne il segreto.
In sottofondo il dj fece partire un po' di musica e gli invitati, iniziarono a presentarsi, o meglio, il padrone di casa, fece le presentazioni.
Poi, solo noi, lasciando in disparte i nostri invitati, ci sedemmo attorno ad un tavolo.
"Vi ho fatto chiamare perché ho in testa un progetto e voi, se vorrete partecipare, siete le persone giuste per aiutarmi nell'impresa. Come avrete avuto modo di capire, Detroit è una città in declino, la gente preferisce andarsene, e per noi è un dilemma, visto che i vampiri sono numerosi e le "vacche da spremere" sempre meno.
Ascoltai con interesse, guardando le facce degli altri attorno al tavolo, poi l'uomo riprese a parlare.
"Visto che i poteri forti si sono annientati tra loro nella guerra che c'è stata qualche anno fa, è ora, prima che tornino a farsi sentire, è ora che noi si prenda quel potere, si occupi quel vuoto".
Ogniuno degli invitati sollevò delle questioni.
John Doe, l'energumeno alto più di due metri seduto esattamente di fronte a me, sembrava quello più informato sulla guerra e sulle organizzazioni che ne avevano preso parte. Il suo padrone, un industriale di nome Charles Xavier mi sembrò più cauto, probabilmente i suoi affari erano ben radicati in città e voleva mantenere un certo status con i cittadini, cosa che a me poteva interessare molto poco.
La senatrice, molto preoccupata di perdere il tram del potere si intestardì su alcune richieste "ma se per caso si riuscisse nell'impresa ci sarebbe un posto di potere per me vero?".
Il signor Lowkay rassicurò Serena e poi anche gli altri. Quando arrivò a me, mi disse che aveva parlato con Johnatan e conosceva le mie doti "tu non dovrai far altro che raccogliere le informazioni, infiltrarti nelle altre organizzazione e farci sapere".
Era esattamente ciò che stavo facendo in quel momento e quindi non mi sembrò particolarmente difficile, ma poi dovetti ricredere. Le due organizzazioni che avrebbero potuto metterci i bastoni tra le ruote, sembravano molto più potenti, ben organizzate e numerose di noi.
Il lavoro non mi sembrò più così tanto semplice, tanto che quando ci chiese chi ci stava, restai un attimo a pensarci.
Visto l'interesse e la posta in palio, tutti i convenuti diissero di essere disposti a partecipare e anche se con qualche remora mi decisi ad acconsentire.
L'uomo poi ricevette una telefonata, e quando spense il telefono ci guardò uno a uno "siamo d'accordo allora. A voi si unirà anche un'altra donna che questa sera non è potuta venire. Vi farò avere dei cellulari criptati con quelli e solo con quelli potrete comunicare con il sottoscritto. Fra qualche giorno inizieremo le operazioni. Per ora è tutto".
Ci disse che potevamo restare ancora, ma lui doveva andare, aveva un altro appuntamento ad attenderlo.
Parlammo ancora un po' o meglio gli altri parlarono ancora un po', principalemente di politica, cosa di cui sono poco ferrato, ascoltai con interesse carpendo informazioni che poi avrei dovuto passare a Johnatan, quindi guardai l'orologio e notando l'ora tarda salutai e io e X uscimmo dal locale.
La zona, come già nei giorni precedenti era deserta, questa volta non ci separammo, entrambi aprimmo un tombino e scendemmo nella fogna.
Dovevo parlare immediatamente con Johnatan e riferirgli cosa era successo alla festa.

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