lunedì 30 maggio 2016

Sogni


Il semplice fatto che fosse finita in un ambiente buio non la spaventò affatto, ricordava a stento dove si trovata un attimo prima, forse un teatro, stava provando e riprovando un passo che, per la sua complessità aveva messo in crisi diverse sue compagne. E ora? Ora era finita qui, in questo luogo buio.

Chiuse gli occhi e rallentò la propria respirazione. Ricordò le parole della sua insegnante, una donna piccola e minuta "devi sviluppare i tuoi sensi, sgombra la mente e lascia che questa guardi al posto dei tuoi occhi, arriverai a fare cose che altre non fanno".
Da principio sentì rumori che prima non aveva sentito, dal soffitto cadeva di tanto in tanto una goccia d'acqua che rimbalzava sul pavimento, pavimento che doveva essere rugoso, probabilmente quella goccia aveva già formato una piccola pozza e la goccia, rimbalzando sull'acqua producendo quel suono ritmico.
Abituata com'era dalla sua disciplina, si mise in punta di piedi e portò le mani alle tempie spalancando la bocca, inspirò e poi buttò fuori tutto il fiato che aveva nei polmoni e questo, lentamente l'avvolse, sembrò quasi diventare tangibile, come se fosse avvolta da un tessuto fresco e delicato.
La forza vitale, fuoriuscita dalla sua bocca, prese vita e due lunghe scie si diramarono dalle tempie compresse dalle mani.
Da prima non vide nulla di diverso, poi, una flebile luce e infine l'uscita. Lasciò che i suoi passi fossero guidati da quella forza misteriosa che l'aveva avvolta, a tentoni ma sicura di sé, raggiunse la luce e poco dopo avvertì suoni a lei familiari.
"Ah ecco, sei tornata fra noi" disse la voce della sua insegnante e lei aprendo gli occhi vide il teatro e al suo fianco Simona che sbigottita la guardava "ti se addormentata? Stai bene?" le chiese sorridendo.
La ragazza tornò a guardare la donna minuta che in un qualche modo l'aveva fatta tornare alla realtà e poi quasi meccanicamente riprese a fare l'esercizio riuscendo alla perfezione. (Foto di Paolo Menegazzi)

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