Da
una decina di giorni, la piccola cittadina era da considerarsi
"contaminata" e da allora Marina era uscita sempre meno dalla propria
abitazione.
Più di una volta aveva considerato l'idea di
abbandonare la propria casa ma poi aveva sempre scartato quell'idea non
perché fosse particolarmente legata a quella città o avesse qualcuno che
le impedisse di fare quel passo, ma piuttosto per via di Dick, era vecchio e mal sopportava la macchina, soprattutto la sua, una piccola utilitaria oramai piuttosto vecchia e rumorosa.
Quella mattina era uscita presto, era salita in macchina e aveva
percorso il viale a velocità ridotta, alcune delle case che
costeggiavano l'arteria erano state palesemente abbandonate oramai da
qualche tempo, in alcune, i proprietari, avevano inchiodato a porte e
finestre delle assi di legno, probabilmente per evitare furti. Altre
invece, al contrario, avevano porte e qualche finestra spalancate.
Raggiunto il centro, aveva parcheggiato nella piazzetta, stranamente i
negozi avevano quasi tutti le serrande abbassate, il parco, solitamente
affollato di anziani e bambini, era desolatamente deserto, percorse la
viuzza che portava al market guardandosi attorno e ad un certo punto, le
sembrò di scorgere una figura femminile rientrare sotto un voltone, non
se ne curò più di tanto e continuò a camminare spedita.
Raggiunto
il centro commerciale, constatò con rabbia che anche quello era chiuso e
quindi fu costretta a tornare alla macchina a mani vuote "per oggi
niente spesa" pensò tra sé e sé.
Appena sbucò nella piazzetta
principale una donna le venne incontro di gran carriera, Marina non fece
in tempo a dirle nulla, e neppure a scansarsi. fu travolta e gettata in
terra, la caduta fu rovinosa, battè le testa sul marciapiede e svenne.
Quando riprese i sensi e aprì gli occhi, era sdraiata in terra, il
soffitto sopra di lei e le pareti erano irregolari quasi fosse finita in
una grotta, tentò di rammentare se nei dintorni vi fosse qualcosa di
simile ma non le venne in mente nulla, si puntellò con le mani per
cercare di mettersi a sedere ma appena sollevò la testa, tutto iniziò a
girare vorticosamente e così tornò a sdraiarsi.
Poco dopo sentì dei
passi strascicati e ben presto comparve nel suo campo visivo una figura
umana, i lineamenti del viso erano quasi del tutto irriconoscibili e una
leggera bava le scendeva dalla bocca. Marina iniziò a tremare, aprì la
bocca per urlare ma dalla sua gola non uscì alcun suono.
La donna si
accucciò vicino a lei, l'odore era insopportabile, pose una mano sulla
pancia di Marina e l'accarezzò come se fosse una bimba da rassicurare,
poi la guardò e allargò la bocca in una smorfia sgraziata.
Marina, immobilizzata dalla paura, restò a terra attendendo la morte.
Aveva sentito parlare di quegli esseri contaminati, a molte di quelle
storie da bar non aveva dato peso, ad alcune, dette da persone
rispettabili e che conosceva aveva in parte creduto pensando che le
avessero comunque ingigantite, ora trovandosi in quella situazione
ripensò a quello che aveva detto Mario al bar, la storia della sua
bambina, un uomo curvo e rugoso, era entrato in casa e dopo aver
sbattuto in terra l'anziano, aveva presa per un braccio la ragazzina e
trascinata fuori in cortile, poi insieme, erano scomparsi.
Ora le stava accadendo la stessa cosa, e cosa voleva farle quella donna?
La creatura si chinò ulteriormente su di lei come se volesse
esaminarla, dalla sua bocca uscirono dei suoni disarticolati, poi
spalancò le fauci in maniera anomala e avvicinò la propria bocca
all'orecchio della ragazza, fu questione di pochi secondi, poi fu tutto
buio.
Quando Marina riaprì gli occhi era in camera sua, nel suo
letto, la radio, sopra al comodino, stava dicendo di restare in casa,
l'esercito sarebbe arrivato molto presto e avrebbe riportato tutto alla
normalità, bisognava solo pazientare. (Foto Daniele Piombo)
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