sabato 16 aprile 2016

Possessioni...

Quando arrivò nel quartiere residenziale non vide nessuno. Alcune auto erano parcheggiate lungo il viale alberato, a giudicare dalla polvere e dagli escrementi, dovevano essere lì da parecchio tempo.
Parcheggiò e attraversò la strada. Era una giornata bigia e le nuvole correvano veloci spinte da un vento caldo proveniente da sud.Il cancelletto e la staccionata, un tempo ben curate a delimitare il giardino, erano divelte in più punti tant'è che Khellendrox non dovette neppure prendersi la briga di manomettere la serratura, lo spinse delicatamente e per evitare che cadesse sul selciato, lo trattenne con entrambe le mani.
Lo depositò lentamente sul prato incolto e poi camminò lentamente sul vialetto.
Passando davanti ad una finestra sbirciò al suo interno. La cucina era parecchio in disordine, nel secchiaio c'era una pila di piatti e pentole mentre sul tavolo vide due bottiglie, una sdraiata aveva versato del liquido rossiccio sulla tovaglia di plastica, l'altra doveva contenere acqua che si era ingiallita con il tempo.
Oltrepassò la finestra e raggiunse la porta d'ingresso, istintivamente allungò la mano sul bottone del campanello, poi vedendo che la porta era stata lasciata socchiusa, la spinse con il piede sinistro verso l'interno mentre con la mano destra prese la pistola che teneva nella fondina.
Entrando avvertì un brivido. La temperatura nell'abitazione era piuttosto bassa, e subito calò sullla bocca e naso una mascherina, la puzza insopportabile era quella che aveva già avvertito altre volte entrando in abitazioni semi deserte.
Guardò dentro la prima stanza, la cucina. Nessuna sorpresa, sentì dei rumori provenire dalla stanza adiacente e lentamente tornò nel corridoio buttando fuori la testa per dare un'occhiata.
Sul pavimento, una lunga scia di sangue portava dritto dritto alla stanza successiva.
"Qualcuno deve aver lottato prima di trovare il proprio destino" pensò tra sé e sé, poi, prendendo coraggio, uscì dalla cucina e fece alcuni passi nel corridoio tenendo la rivoltella con entrambe le mani e puntandola davanti a sé.
Alla sua sinistra una rampa di scale saliva al piano superiore, alzò la testa e guardò il pianerottolo, poi tornò a guardare la porta che dava sulla stanza successiva, fece un altro passo e gli stivali cigolarono sotto la marmiglia imbrattata di sangue ed ecco sbucare dalla stanza una donna.
I capelli lunghi lerci, due braccia scheletriche, si trascinava sul pavimento, quello che più impressionò il nano fu l'espressione, il viso, deturpato dalla malattia tradiva un senso di fame incipiente ma gli occhi sembravano chiedere pietà.
Il nano si arrestò aspettando la reazione della donna, la quale trascinandosi ulteriormente sul pavimento uscì per tre quarti dalla stanza. Il lungo vestito macchiato in più punti le copriva un corpo esile che un tempo doveva essere stato parecchio attraente.
Ruttò qualcosa in direzione dell'ospite tanto atteso, pensando forse che potesse essere il suo prossimo pasto, tentò di alzarsi ma le forze le vennero meno e cedette di schianto ruzzolando nuovamente sul pavimento.
Khellendrox, tenendo sempre la pistola puntata verso quella che un tempo doveva essere stata la padrona di casa, fece un passo indietro.
Fu allora che la donna, probabilmente spingendosi sullo stipite della porta si lanciò verso il nano.
La sua corsa fu veloce, ma ancor più veloce fu Khellendrox a premere il grilletto della propria arma, due tuoni ruppero il silenzio.
Il primo proiettile centrò lo zombi nel costato, il secondo le aprì il cranio.
La corsa si arrestò di colpo, il corpo della donna ebbe una scossa, poi si afflosciò in terra esalando l'ultimo respiro.

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