domenica 10 aprile 2016

Il giuramento della sacerdotessa guerriera

Alle sue spalle il villaggio stava andando a fuoco. Tutto era successo molto in fretta, erano giunti dalla foresta, uomini a cavallo, portavano maschere che celavano i loro volti e indossavano pellicce macchiate di sangue, brandivano armi pesanti che facevano mulinare agitando l'aria fredda della mattina.

Non si premurarono di essere silenziosi, squarciando il silenzio con le loro urla strazianti attirarono l'attenzione di coloro che occupavano le capanne, che senza pensare uscirono e vennero così trucidati.
Solo pochi, i più robusti e valorosi riuscirono a contrapporre un po' di resistenza e alcuni degli invasori rimasero esanime sul terreno. Durò pochi minuti, la mattanza fu tale che quando gli uomini scomparvero tornando nel folto del bosco, sul villaggio cadde il silenzio.
L'unica sopravvissuta fu Carol, una giovane sacerdotessa della dea Jharia. Tremante e con nulla indosso se non i suoi tatuaggi barcollò fino alla battigia, si inginocchiò e mentre lacrime salate solcavano il suo bel viso, recitò balbettando le parole del rito che le aveva insegnato sua madre.
Il sole fece capolino tra i flutti, era l'alba di un nuovo giorno e Carol, recitando le ultime parole della nenia, trovò la forza di ringraziare la divinità per averla risparmiata.
Poi diede le spalle al sole nascente, guardò il villaggio oramai ridotto a qualche legno annerito dal fuoco e ancora fumante, si vestì e salita sul cavallo si allontanò. In quel luogo non aveva più nulla che la legava ad esso, mite e calma un tempo, ora era piena di rancore, la decisione era presa, coloro che avevano fatto tutto questo avrebbero trovato la morte, uno dopo l'altro sarebbero caduti per mano della sua spada.
Il giuramento fu fatto e lei, conscia di ciò che l'aspettava inizitò la caccia...

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