venerdì 15 aprile 2016

Lady Vyolet

Le assi scricchiolarono sotto i piedi del nano, davanti a lui Alak stava armeggiando da qualche minuto accanto ad una porta di legno piuttosto massiccia. Dietro a Khellendrox Shin si era accucciato e stava ripetendo lentamente e con un filo di voce una litania elfica e qualche passo più in là Alartes stava osservando le scale. 

Finalmente, dopo un lievissimo rumore metallico, Alak si scostò dalla porta, il suo sguardo sembrò soddisfatto "a voi l'onore mastro nano" disse baldanzoso scansandosi.
Khellendrox si avvicinò alla porta e pose un orecchio sulla superficie lignea, non avvertì alcun rumore provenire dalla parte opposta e dopo aver incrociato brevemente il suo sguardo con lo scassinatore abbassò la maniglia e spinse la porta verso l'interno.
I cardini cigolarono leggermente. La stanza era buia, il nano entrando avvertì immediatamente un freddo pungente, il delicato profumo di incenso giuse alle sue narici mischiato a quello di muffa e polvere. La sua vista, abituata alle profondità della terra, ci mise qualche secondo ad abituarsi a quella luce fioca che entrava a stento dall'unica finestra, fece due passi avanti e nuovamente le assi del pavimento scricchiolarono. Dietro di lui Alak e Shin entrarono nella stanza addossandosi alla parete, Alartes decise di restare sulla porta, forse perché era l'unico del gruppo a non vederci affatto nell'oscurità.
Khellendrox si guardò attorno, poi sentì il rumore flebile del respiro della creatura che immobile giaceva nel letto.
"Salve" disse "posso accendere la luce?" chiese cercando di essere il più gentile possibile.
Shin preparò le parole per l'incantesimo che avrebbe illuminato la stanza, Alak socchiuse gli occhi e vide la donna che sdraiata li stava guardando.
"Se può esservi di conforto" rispose la donna con voce argentina "fate pure".
L'elfo recitò la filastrocca e dal suo bastone si irradiò una luce giallastra che andò ad illuminare il mobiglio povero della stanza e il grande letto a baldacchino dentro il quale, sovrastata da un numero infinito di coperte stava la donna.
Alartes si sporse e dopo una breve indecisione entrò nella stanza affiancandosi al nano "lei sarebbe la maga?" chiese con un filo di voce.
"Sì" rispose il nano "lady Vyolet, colpita da una potente stregoneria a quanto mi ha scritto".
La donna cercò di puntellarsi con le mani per alzarsi ma non riuscì nel suo intento e dopo un secondo tentativo, ricadde spossata.
Il nano fece un gesto eloquente all'elfo, alzò la mano destra e gli intimò di restare dove si trovava, poi si accostò al letto seguito da Alartes.
"Ora vedrò cosa posso fare, ma temo che dovrete fare uno sforzo e uscire da questa casa".
La donna guardò il chierico, la sua espressione si trasformò "temo di non poter esaudire il vostro desiderio mastro nano, le gambe non mi reggono".
"Vi reggeranno" disse Khellendrox ponendo una mano sulla fronte della maga e iniziando a recitare la preghiera di guarigione.
Ci vollero alcuni minuti, il nano, senza fretta continuò a recitare la lunga preghiera e dalla sua mano si sprigionò una luce azzurra che illuminò il viso stanco di Vyolet.
Il letto tremò come se qualche forza oscura lo stesse scuotendo, la donna chiuse gli occhi e sospirò.
"Ora provate ad alzarvi" disse il chierico prendendo entrambe le mani della donna per aiutarla.
Vyolet riuscì a mettersi a sedere, Alartes arrivò al suo fianco e la sostenne "ve la sentite di provare a fare due passi?" chiese facendosi da parte in modo tale che potesse allungare le gambe e scendere dal letto.
"Posso provare" disse incerta.
Mise i piedi a terra e aiutata dal cavaliere si alzò tremante "ecco, e ora?" disse barcollando un poco.
"Dovrete vestirvi e andremo nella foresta" disse Khellendrox come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Alak si portò vicino all'unica finestra e scostò le tende "mastro nano..." iniziò
"Lo sò, lo sò" tagliò corto Khellendrox "si sta facendo buio".
"Non mi pare il caso di andare ora a cercar guai" disse alle sue spalle l'elfo. "Lasciamo che Vyolet riposi questa notte e domattina andremo".
Il chierico fece una smorfia, guardò la donna e la propria guardia del corpo al suo fianco che la stava sorreggendo "va bene, aspetteremo l'alba" poi guardando Alartes "aiutatela a rimettersi a letto, noi dormiremo nel corridoio".


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