mercoledì 13 aprile 2016

Gli zombi sono tra noi...

Si avvertirono delle sirene in lontananza, le strade, l'altoparlante aveva trasmesso tutto il giorno lo stesso messaggio, intimando alla popolazione rimasta, veramente molto poca, di chiudersi in casa e attendere. Ma attendere cosa? I giorni che avevano preceduto quel messaggio sibillino erano stati accompagnati da notizie poco confortanti, sembrava che qualcosa avesse colpito il lago. La pesca era stata immediatamente interrotta, esperti erano giunti dalla capitale, avevano indossato tute bianche e maschere assai buffe e dopo aver transennato la strada che portava al lago avevano montato tende enormi.
I ragazzini, curiosi, si erano spinti fino alle transenne, poi erano stati ricacciati a casa da uomini in divisa e armati.
Alcuni, approfittando del weekend avevano caricato la macchina ed erano partiti, altri, forse i più sciocchi o i più temerari avevano continuato a fare la vita di sempre.
Quella mattina, scostando un po' le tende, si accorse immediatamente che qualcosa stava cambiando. Une nebbia lattigginosa impediva la visuale e dentro a questa vide delle ombre che si muovevano lentamente, si avvicinò alla porta e controllò di aver messo il catenaccio, lo strattonò un paio di volte, poi arrivò veloce alla madia e prese la doppietta e la scatola di cartucce, la caricò e appostandosi nuovamente alla finestra restò in silenzio.
Le sagome continuarono a camminare sulla strada, poi una di queste girò repentinamente nel vialetto. Camminava trascinando i piedi, a prima vista pensò si trattasse del vicino, un simpatico signore anziano oramai sull'ottantina che tutte le mattine la salutava con allegria.
Ricordò le parole che aveva sentito ripetere tutta la mattina, puntò il fucile e la mano gli tremò, in cuor suo sapeva che non ce l'avrebbe fatta a sparare.
Sentì bussare alla porta, da prima sommessamente poi più energicamente, restò ferma trattenendo il respiro, il battere si affievolì nuovamente e la creatura prese a graffiare la porta.
La padrona di casa si spostò al centro della sala, esattamente di fronte alla porta d'ingresso, posò delicatamente l'indice sul grilletto sistemandosi il calcio del fucile contro la spalla, non aveva mai sparato in vita sua, ma l'avrebbe fatto, se ce ne fosse stato bisogno, l'avrebbe fatto.
L'uomo sul vialetto smise di grattare la porta, seguirono attimi di silenzio.
Silvia tornò vicino alla finestra e vide l'uomo curvo, strascicare i piedi e tornare verso la strada.
"Per questa volta è andata" si disse lasciando cadere il fucile in terra e iniziando a tremare e piangere silenziosamente.

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