venerdì 15 aprile 2016

Le avventure del vampiro Jeff Khell

La settimana successiva a quella strana festa, fu una settimana piatta, pochi traffici, la tana sembrava tranquilla e io a dirla tutta ero molto impaziente, feci qualche commissione, curai i miei contatti e risolsi alcuni impegni che avevo preso con alcuni miei confratelli, poi non mi rimase che aspettare, qualcosa sarebbe successo di lì a poco, lo sapevo, me lo auguravo.Poi, finalmente, arrivò la tanto agoniata convocazione.

Questa volta decisi di non portare con me X. Ero quasi certo che mister Low ci avrebbe dato un compito di ispezione e così in effetti fu.
Malgrado fosse nel bel mezzo della settimana, al locale c'era del movimento. Questa volta decisi di andare camuffato, non volevo dare troppo nell'occhio, malgrado fosse passato un anno ancora facevo molta fatica ad abituarmi alla mia nuova faccia. Braghe lunghe, felpa e un berretto calato in testa non bastavano a celare i miei tratti decisamente in disfacimento, così decisi di tirar su anche il cappuccio e naturalmente indossare i miei inseparabili occhiali.
Il gruppo arrivò compatto e il buttafuori non fece nessun controllo, ci fece entrare e ci indicò la solita sala dove ci eravamo già riuniti.
Low e il suo braccio destro ci stavano aspettando.
"Andrò subito al sodo" disse l'uomo vestito sempre molto elegante "è ora di agire. Nella zona universitaria da un po' di tempo non gira una buona aria, la criminalità è aumentata esponenzialmente e lo spaccio è in mano a gente strana. Dobbiamo scoprire di più e nel caso smantellare l'attività criminale, magari sostituendola".
Mi prefigurai già la scena, ero esperto in spaccio e piccola criminalità, sarei sicuramente stato in grado di indagare.
"Potrei indagare, del resto sono dell'ambiente e se sono fortunato, potrei riuscire anche a intrufolarmi nell'attività e magari, dall'interno scoprire qualcosa".
Gli altri non dissero nulla.
"Una volta arrivate le info dovrete agire voi"
Tutti furono abbastanza d'accordo e ognuno si impegnò a cercare informazioni a modo suo.
Quando uscii dal locale tornai al covo e parlai brevemente con Johnatan "si comincia" dissi senza preamboli "prendo su X, stanotte faremo solo un giro esplorativo".
Lui non ebbe nulla a obiettare, fece chiamare il suo figlioccio e insieme prendemmo la metro.
Girammo per quasi due ore, battendo tutto il quartiere. Probabilmente il giorno infrasettimanale o forse il fatto che i riflettori di televisioni e giornali erano puntati su quella zona, non individuammo nulla di particolare, così, un po' deluso cercai un locale per "intervistare" qualcuno.
 Stavo per entrare in un pub che mi sembrava decente quando suonò il telefono.
Dall'altro capo la voce della senatrice mi chiese se potevo andare ad aiutarla, mi spiegò dove fosse "due tipi mi stanno inseguendo, potresti venire? Magari in due li mettiamo in fuga". La senatrice aveva il trip per la forma fisica, malgrado dopo esser diventata vampiro non serviva che si tenesse in forma, usciva spesso a far una corsetta. Quella notte era stato un discorso diverso, aveva chiamato uno del suo gregge e quando questi era arrivato le aveva spiegato che due uomini l'avevano beffeggiato, lei si era "dissetata" poi curiosa si era infilata la tuta, scarpette da ginnastica ed era scesa, così, nel cuore della notte, accompagnata dai tre cugini, suoi servitori, per vedere se incrociava i due agressori. Le dissi che ero molto distante e alle prese con la raccolta informazione, chiusi la telefonata e mi intrippai per un attimo a guardare l'insegna del locale che di tanto in tanto sfarfallava.
Lei, chiese aiuto anche a Margareta Von Taufers, pensando di poter aver l'appoggio di un'altra donzella, ma la studiosa aveva declinato l'invito, essendo alle prese con una ricerca non voleva lasciarla a metà. Aveva infatti deciso di far "lavorare" alcuni studenti nerd, poteva raccogliere informazioni sulla delinquenza crescente nel quartiere universitario proprio grazie agli studenti e al "profumo" di nuovi crediti per il loro corso di laurea.
Il pub era quasi deserto e l'ora era ormai tarda. Mentre X si sedeva ad un tavolo un po' in disparte, io decisi di sedermi al bancone, mi affiancai ad un ragazzotto che stava bevendo una birra.
"Che bevi?" chiesi guardando il liquido giallastro nel boccale davanti a lui.
"Una birra"
Sperando di attirare la sua attenzione mi presi la briga di chiedergli che tipo di birra, poi mi permisi di offrirgli una birra artigianale.
L'uomo dietro al bancone alla mia richiesta sorrise compiaciuto e poi si dileguò nel retro bottega.
Io e il ragazzo iniziammo a parlare dell'università e delle voci che stavano circolando, poi tornò il barista che ci versò due birre.
Avvicinai il naso al boccale con fare esperto, espirai il profumo, agitai la birra e in fine feci finta di sorseggiarla.
L'altro, ne bevve un buon sorso "allora brindiamo" alzando il boccale e bevendone poi un altro po'.
Tentai di estorcere informazioni a quel ragazzotto ma non ebbi fortuna, sembrava uno di quei bravi ragazzi tutto casa e chiesa, addirittura quando gli chiesi come ci si divertisse da quelle parti, restò sul vago.
Poi, vedendo che spesso guardava il mio boccale ancora pieno, guardai l'orologio e inventai una scusa per uscire dal pub. Pagai, ringraziai e uscii, seguito a poca distanza da X.
"Nulla di fatto, serata buca".
Rientrando alla tana mi venne un'idea, dovevo chiedere a qualcuno della mia vecchia banda, loro, spacciatori di professione mi sarebbero venuti in aiuto e poi dovevo assolutamente avere tra le mani una dose di quella nuova droga, probabilmente, facendola analizzare si potevano scoprire diverse cose.
La sera seguente decisi di andare solo. Telefonai a Ted Brown, un ragazzo che spesso spacciava con me, lui mi avrebbe sicuramente dato le informazioni che cercavo.
Al telefono fu un po' schivo, ma riuscii a trovare il modo per trovarci.
Presi la metro e mi recai nel luogo dell'appuntamento.
Dopo i convenevoli di rito gli chiesi se conosceva chi stava spacciando in quella zona e lui mi diede un nominativo.
"E' uno della vecchia banda, ora è diventato ricco, lui sicuramente ti potrà dare informazioni preziose".
Lo ringraziai dicendo che volevo rientrare nel giro e gli avrei presto fatto avere mie notizie.
Fortunatamente il tipo "lavorava" poco distante, entrai nel vicolo e lo vidi, vestito molto bene, stava parlando con un tizio di poco più vecchio di lui, aspettai che i due avessero finito, non volevo interrompere la trattativa, poi quando l'uomo sembrò sul punto di salutarlo e allontanarsi, mi avvicinai.
Fortunatamente avevo usato un piccolo stratagemma per camuffare il mio stato, Gregh non mi riconobbe subito, ma quando mi presentai si ricordò di me, mi chiese dove fossi stato tutto quel tempo e io restai sul vago, poi diretto, gli chiesi di lui e della sua nuova carriera.
Non era cambiato, si pavoneggiò del suo nuovo lavoro e dei parecchi introiti che lo smercio di quella droga gli faceva entrare nelle tasche e così gli dissi che ero interessato "mi raccomando fai sapere in giro che vorrei entrare nel giro" gli dissi.
Lui mi rassicurò che qualcuno mi sarebbe venuto a cercare.
"Ma, non è che sai indicarmi qualcuno che me ne possa vendere un po'"
Lui si frugò nelle tasche e le rovesciò, giusto per farmi vedere che era rimasto senza "io non ne ho più ma posso indicarti un tizio che opera al porto. Trovarlo non ti sarà difficile, lui soddisfarà la tua voglia di sballo".
Lo salutai, lo ringraziai, ricordandogli del nostro accordo e poi presi la metro per arrivare al porto.
La zona era deserta, passeggiai per un po' sul molo fino a quando un ometto basso sulla cinquantina mi fece un cenno, mi avvicinai ed insieme ci infrattammo nelle ombre.
"Che ti serve?" chiese rapido.
"Ho saputo che hai roba buona" dissi, sperando di poter comprare almeno mezza dose di quella nuova droga che circolava in città.
"Lui prese una bustina e la fece rigirare tra le dita "ti costerà un po'"
"Un po' quanto?" chiesi, ricordando che in tasca mi restavano solo cento dollari.
"Solitamente la faccio a trecento".
 "Su dai, mi manda Ted, in nome dei vecchi tempi, fammi uno sconto".
L'uomo sembrò irremovibile, allora tentai di intimorirlo e probabilmente ci sarei riuscito se non fosse che improvvisamente uscirono dal buio due brutti ceffi, probabilmente suoi cugini.
Guardandoli intuii immediatamente che non sarei riuscito a tener testa a nessuno dei due, quindi tornai a guardare lo spacciatore "ok, ok, facciamo mezza dose a cento?".
L'uomo mi guardò con aria di compatimento, e forse per la mia voce un po' strozzata, forse perché quella sera di movimento ce n'era stato davvero poco, acconsentì.
Mi ero allontanato da poco che arrivò la telefonata di John Doe energumeno alto più di due metri guardia del corpo di Charles Xavier. I due avevano avuto, la notte precedente, un po' troppo movimento.
John, mandato ad esplorare la zona universitaria s'era visto costretto ad affrontare tre tipi che stavano spacciando. Dopo le prime scaramucce verbali, inevitabilmente, si era passati alle vie di fatto e c'era scappato quasi il morto.
John, aveva picchiato uno dei neri e gli aveva staccato la mascella, gli altri, vedendo che l'intruso sul loro territorio era forte e risoluto, molto intimoriti, si erano dati alla fuga.
Charles non aveva gradito il fatto, infatti John aveva portato a casa del padrone il ferito pensando di poterlo interrogare.
L'uomo d'affari un po' indispettito visto che "si doveva fare tutto senza dare troppo nell'occhio" dopo aver tentato più volte di curare il malcapitato l'aveva interrogato e poi, una volta sapute alcune informazioni che aveva reputato sufficienti e vista l'ora tarda, aveva pensato bene di "dissetarsi" e poi sbarazzarsi del cadavere.
Ecco perché la sera successiva Charles e John si erano divisi, il primo era andato nella zona indicata dal malcapitato della sera precedente dove doveva abitare un tipo chiamato Mandarino che poteva essere il capo dell'operazione. Sfortunatamente non aveva ricavato granché, infatti in pochi erano entrati e usciti dal palazzo dove abitava l'uomo e nessuno di sospetto. John, invece, aveva avuto la serata libera e una volta visto uscire l'uomo d'affari, aveva preso il telefono e mi aveva telefonato.
"Avrei bisogno di tre favori"
"L'avevo ascoltato mentre ripensavo al fatto successo poco prima".
Voleva che gli cercassi informazioni su altri vampiri che probabilmente si erano stabiliti a Detroit e che agivano nell'ombra, presi nota mentalmente di quei nomi e sempre mentalmente pensai a chi della tana potesse darmi le informazioni che cercavo.
"Mi dovrai far avere nuovi documenti" disse poi spiegandomi che non li aveva più da diverso tempo.
Lo rassicurai, conoscevo un falsario che aveva già lavorato per me "posso procurarteli in uno, due giorni"
John sembrò soddisfatto "poi, poi, vorrei avere informazioni sui movimenti dei lupini".
L'ultima richiesa mi sembrò piuttosto pericolosa e subito mi venne in mente un modo per placare la mia sete di vendetta.
"Nessun problema" dissi pur avendo dei dubbi sul come avrei fatto a fargli avere queste ultime informazioni "ma tu dovrai farmi un piacere, in cambio".
"Dimmi"
"Al porto, c'è uno spaccino, mi ha appena venduto mezza dose della nuova droga per un centone. Vorrei che tu mi riportassi i miei soldi".
John tentò di protestare ma non gli lasciai il tempo di replicare.
"Ha al suo seguito due, due cugini, mi hanno minacciato. Hai presente? Minacciato! A me! Fai quel che è giusto, fammi giustizia".
Il vampiro parve un po' indeciso sul da farsi, poi assentì "vado, quindi rivuoi i tuoi soldi e vendetta".
"Se vuoi puoi prendere tutte le dosi che lo spaccino ha con sé e anche tutti i soldi, ma fatti valere. Mi hanno minacciato..."
Spensi il telefono prima che potesse replicare.
John, vampiro d'onore, aveva preso la macchina ed era andato al porto. Da principio non aveva trovato nessuno, poi, non potendo passare inosservato, un ragazzotto aveva attirato la sua attenzione.
I due avevano parlato per un po' quindi John, trattenendosi dall'usare la forza gli aveva chiesto se conosceva qualcuno che spacciava in zona e il ragazzo gli aveva indicato un luogo un po' infrattato "lì trovarai Gregh, lui ha quello che cerchi".
Non gli fu difficile trovare Gregh e John fu molto diretto "ho un amico che ha comprato da te e si è sentito defraudato, dice che l'hai imbrogliato e ha mandato me per riavere i suoi soldi".
Gregh piuttosto divertito inizialmente rifiutò di restituire i soldi, John spazzientito iniziò a perdere le staffe "senti, non vorrei farti del male, ma devo riavere i soldi".
A quelle parole, come già era successo in precedenza dall'ombra sbucarono fuori i cugini di Gregh. John non rimase affatto intimorito dai due nuovi arrivati "volete che spezzo le braccia a uno e le gambe all'altro?" chiese sperando di non dover passare alle vie di fatto.
Ma i due minacciosi si fecero avanti e lui, senza pensarci iniziò a picchiarli.
Lo scontro ebbe breve durata e tra uno sbuffo e l'altro John ebbe la meglio su entrambi.
John tornò verso il tipo che malgrado la scena non sembrava intenzionato a restituire i soldi. Quindi lo prese per la giacca e lo lanciò sul molo.
Gregh un po' stordito e con un filo di voce chiese "Ma quanto gli devo a questo tipo?"
"Cento dollari" rispose John avvicinandosi nuovamente a Gregh con l'intenzione di menarlo ancora.
Gregh frugò nelle tasche e veloce prese due banconote da cento lanciandole verso John "cento dollari? Vai, prendi sti soldi" e poi svenne.
John prese i soldi e voltò loro le spalle tornando verso la macchina che aveva lasciato poco distante.
Quando ebbi conferma che avevo avuto vendetta mi gongolai fino alla tana, la notte successiva avrei trovato altre informazioni e presto probabilmente sarei entrato a far parte di quella organizzazione.

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